Lo scorso 7 marzo è stato presentato al Senato della Repubblica “The Global News” (TGN), sito d’informazione focalizzato sui diritti umani. La cornice è stata una conferenza di illustrazione della proposta di regolamento europeo per la libertà dei media unita all’iniziativa per la promozione del “diritto alla conoscenza” portato avanti dal Global Committee for the Rule of Law – Marco Pannella (GCRL), l’organizzazione fondata dallo storico leader radicale, pochi mesi prima della sua scomparsa nel 2016, con il Senatore Giulio Terzi e chi scrive.
Già dal debutto, TGN deve fare i conti con l’avversa realtà in cui agisce. Pochi giorni fa, a distanza curiosamente ravvicinata dalla presenza in Senato del leader uiguro Dolkun Isa, ospite del Sen. Terzi, il sito del GCRL è stato attaccato e costretto alla chiusura. Fortunatamente, i contenuti non sono andati persi e contiamo di tornare online per vivere a pieno la partnership con TGN.
Vi è però anche una felice coincidenza che accompagna la nascita del progetto ideato dal suo direttore Giovanni Terzi e dalla editrice Simona Ventura: il 7 marzo 2005, il Corriere della Sera pubblicava un intervento di Marco Pannella intitolato “La resa ai dittatori chiamata ‘pace’”. Un articolo in cui Pannella rendeva omaggio all’agente del Sismi Nicola Calipari, ucciso mentre serviva lo Stato italiano durante una missione nell’Iraq travolto dalla guerra iniziata nel 2003, “caduto come soldato della pace e della libertà. Onora noi tutti, tranne coloro che considerano un’arma doverosa l’assassinio e il terrorismo contro gli iracheni”.
Un’accusa, quella del leader radicale, indirizzata sia al pacifismo attivissimo nel denunciare le guerre dei Paesi democratici, Stati Uniti in primis, e attentissimo a rimanere puntualmente silente e immobile di fronte alle guerre quotidiane dei despoti contro i diritti e le libertà dei loro stessi popoli, sia a coloro che, da posizioni di governo, hanno permesso, se non addirittura assecondato Saddam Hussein nell’esercitare, dal 1979 al 2003, il suo sanguinario potere.
La parabola del dittatore iracheno può sovrapporsi a quella di altri dittatori, non ultimo Vladimir Putin. A niente sono servite le manifestazioni, le denunce, le azioni animate da Pannella per attirare l’attenzione sulle sciagurate conseguenze derivanti dal minimizzare o ignorare del tutto la violenta negazione dei diritti di cui il Cremlino si è reso responsabile fin dai tempi delle due guerre scatenate contro la Cecenia. Nemmeno la morte di Anna Politkovskaja nell’ottobre 2006, al cui funerale – è bene evidenziarlo sempre – Marco Pannella fu l’unico politico occidentale presente, di altri 30 suoi colleghi russi nell’arco di venti anni circa, di Boris Nemtsov, ha indotto la maggior parte dei governi europei a prestare adeguata attenzione e modificare la rotta. Oggi il fronte democratico è compatto nel sostegno politico, finanziario e militare all’Ucraina, ma con un ritardo che corre sulla pelle degli ucraini.
I pacifisti, animati da un antiamericanismo viscerale, che obtorto collo ha dovuto accettare l’invio delle armi, azzerano le differenze tra aggressore ed aggredito. Spiegano che è “uno scontro tra propagande”, eliminando ogni differenza tra obiettivi e metodi, tra opinioni pubbliche libere e non libere, tra territori retti dallo stato di diritto e territori retti dal diritto di stato, dove vige cioè la legge dell’uomo al di sopra della legge, come quella del fascista al Cremlino.
Mosso dai principi della nonviolenza che, a differenza del pacifismo, non rimane equidistante tra aggrediti ed aggressori, Marco Pannella assieme ad altri deputati europei e militanti del Partito Radicale non esitarono a recarsi nelle trincee ad Osijek, in Croazia, a capodanno del 1992 indossando l’uniforme militare croata per scongiurare l’imminente attacco serbo. Il presidente Slobodan Milosevic aveva incendiato i Balcani con il pretesto di “proteggere” le minoranze serbe al di fuori della Serbia. Un copione identico a quello di Vladimir Putin. A Osijek, dove rimase non pochi giorni, Pannella incarnò il diritto alla vita sensibilizzando i legislatori europei ad intervenire per neutralizzare il disegno criminale di Milosevic. La presenza dei parlamentari scongiurò l’attacco serbo, che però fu solo rimandato perché l’intervento europeo non si materializzò. Penso allora alle parole di Martin Luther King jr: “Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici.”
Oggi, sommersi come siamo dal moltiplicarsi di informazioni e fonti, soprattutto con l’avvento della rete e dei social media, che differenza fa aggiungere un nuovo sito d’informazione? Per noi idealisti sognatori, enorme. The Global News si ispira ai princìpi del diritto alla conoscenza e dell’universalità dei diritti umani, come stabilito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani The Global News è uno strumento di libertà proprio per chi è sprovvisto di strumenti. È il granello di sabbia negli ingranaggi antidemocratici. Ci auguriamo che attraverso il racconto asciutto, con fonti verificabili, di ingiustizie, abusi, lotte e speranze, inizino a prosperare gli orizzonti di libertà di chi non conosce libertà. Lo faremo grazie alle nostre sentinelle democratiche che compongono il GCRL e il Consiglio scientifico di TGN: Jianli Yang, Dolkun Isa, Ingrid Betancourt, Penelope Faulkner, Sam Rainsy, solo per citarne alcuni.
Che sia di buon auspicio allora il messaggio di benvenuto e sostegno che abbiamo ricevuto dal Primo Ministro dell’Amministrazione Centrale Tibetana (il governo tibetano in esilio), Penpa Tsering: “TGN sarà molto utile per conoscere le violazioni dei diritti umani che vengono commesse non solo in Cina nei confronti dei tibetani, degli uiguri, dei mongoli del sud, dei cittadini di Hong Kong, ma anche in altre regioni del mondo dove le persone hanno a che fare con realtà difficilissime. Questo accade perché coloro che sono al governo vengono meno alle aspirazioni dei governati. Sono sicuro che questo nuovo sito di notizie molte più persone in Italia e oltre comprenderanno la situazione dei diritti umani in molte zone del mondo. Grazie per questa iniziativa.”
Matteo Angioli