Non è sufficiente che nella composizione del Consiglio ONU per i diritti umani ci siano 32 Stati membri su 47, ben più della metà, che secondo organizzazioni come Freedom House sono non liberi o parzialmente liberi. Non è sufficiente che un Paese aggressore che si è macchiato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e di genocidio, come la Russia, continui ad essere membro permanente indisturbato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Dal primo aprile, e non è uno scherzo, ci sarà una ciliegina avvelenata che contaminerà ulteriormente l’organizzazione: la Federazione Russa assumerà la presidenza del Consiglio di Sicurezza.
Dal Time, gli autori Jeffrey Sonnenfeld e Sergiy Kyslytsya propongono, giustamente, un processo in tre fasi per impedire che ciò avvenga. È lo statuto stesso delle Nazioni Unite che permette di procedere in tal senso.
Primo: a seguito dell’adozione dall’Assemblea Generale dell’ONU di due risoluzioni sulla guerra scatenata contro l’Ucraina, la Russia è designata come Stato aggressore, per cui l’ONU può intervenire e bloccare l’insediamento della presidenza russa tramite la sua Carta.
Secondo: la Russia dovrebbe essere rimossa dal Consiglio di Sicurezza e dall’Assemblea Generale. I russi si sono ritirati dal Consiglio ONU sui Diritti Umani e dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Guarda caso non lo ha fatto rispetto al CdS.
Terzo: per ottenere nuovamente la membership, la Russia dovrebbe presentare una domanda formale di adesione. Un’occasione per mettere finalmente mano ad una riforma dell’ONU, invocata da molti, ma perseguita da pochi.
La presidenza di Putin sarà una conferma per le potenze antidemocratiche, Cina in primis, del modello valoriale che da anni stanno sostenendo in tutto il mondo. Sarà la prova che i loro sforzi di ridisegnare l’ordine internazionale stanno pagando. I diritti umani “con caratteristiche cinesi” possono divenire realtà, naturalmente una realtà come quella che affligge l’Ucraina, Hong Kong, lo Xinjiang e il Tibet, il Myanmar, la Cambogia ecc.
Le democrazie non devono soltanto mantenere alta la guardia. Facendo leva sull’attrazione che una realtà come l’UE continua ad esercitare, devono urgentemente elaborare strategie e promuovere fianco a fianco libertà e stato di diritto. A tal proposito è positiva l’idea di una “NATO dell’economia”, promossa da Jianli Yang, membro onorario del Global Committee for the Rule of Law – Marco Pannella, che coordini una sempre più stretta collaborazione economica tra Paesi liberi per consolidare la loro stabilità democratica e al contempo far fronte alle ritorsioni economico-finanziarie che un Paese rischia di subire perché il capo di governo o altri membri dell’esecutivo hanno incontrato, per esempio, il Dalai Lama.
Sen. Giulio Terzi