Sta diventando San Pietroburgo la nuova importante porta di ingresso in Europa per la cocaina dei cartelli latinoamericani. L’allarme (Russia Emerges as Alternative Route for Cocaine Headed to Europe ) lo dà InSight Crime: una organizzazione giornalistica e investigativa senza scopo di lucro specializzata in criminalità organizzata in America Latina e nei Caraibi, con uffici a Washington, DC e Medellín, in Colombia. E cita ad esempio i 699 chili di cocaina dalla Colombia che il Servizio Federale di Sicurezza (Fsb) russo ha sequestrato a Mosca il 10 aprile o i 200 chili trovati a marzo dalla Polizia di San Pietroburgo nascosti in un camion che trasportava frutta. È una tappa ulteriore rispetto a tutta l’evoluzione che si ebbe negli anni ’90, quando la “Guerra della Droga” spinta dagli Usa portò allo smantellamento dei due famosi cartelli di Medellín, guidato da Pablo Escobar, e di Cali, dei fratelli Gilberto o Miguel Rodríguez Orejuela: organizzazioni criminali colombiane che portavano negli Stati Uniti cocaina raffinata a partire della coca coltivata in Perù e Bolivia. Come la mitica idra le cui teste si moltiplicavano una volta tagliate, il risultato fu però lo sdoppiarsi delle rotte. La Colombia si trasformò infatti da Paese di spaccio in Paese di produzione: gestita da gruppi armati politici come le Farc di estrema sinistra o le Auc di estrema destra, e portata negli Stati Uniti da cartelli messicani. La cocaina di provenienza peruviana e boliviana si rivolse verso l’Europa con una nuova rotta attraverso l’Africa in cui emersero le mafie brasiliane e nigeriane, e anche la ‘Ndrangheta e altre mafie locali. Punto di ingresso importante fu all’inizio la Spagna. Poi, dopo una serie di arresti, i grandi porti di Rotterdam e Anversa.
Dopo che negli stessi Paesi Bassi la polizia aveva dato l’allarme sul rischio di trasformazione in narcostato, sembra che le autorità olandese e belghe siano infine riuscite a dotarsi di nuove tecnologie di controllo efficaci. E allora gli “importatori” si sono messi alla ricerca di altri punti di ingresso per i carichi in partenza dai porti di Argentina, Brasile e Uruguay, favoriti dal modo in cui le autorità russe sono distratte per la guerra in Ucraina.
In particolare, ad accompagnare il carico da 700 chili erano due colombiani e un terzo cittadino di un Paese europeo, di cui però pur dopo l’arresto non è stata comunicata la cittadinanza. C’è anche incertezza sulla esatta provenienza: una versione si riferisce a cocaina nascosta su un mercantile che trasportava semi di soia dal Brasile; un’altra a un mercantile che era partito dal fiume Paraná e sarebbe stato caricato di cereali in un porto uruguayano. Un anno prima, 400 chili della stessa droga erano stati scoperti nascosti in un carico di banane dall’Ecuador. Secondo la polizia russa, la maggior parte dei container rilevati con droga latinoamericana proviene dal porto ecuadoriano di Guayaquil.

È l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UN Office on Drugs and Crime) ad aggiungere che i sequestri di cocaina in questo porto russo “si sono moltiplicati per sei tra il 2016 e il 2021, passando da 144 chilogrammi a 872 chilogrammi all’anno”. Professoressa alla Florida International University ed esperta di traffico di droga e criminalità organizzata, Yulia Vorobyeva ha spiegato che “la cocaina viene distribuita da San Pietroburgo e Mosca, che sono i due hub logistici, da dove viene trasportata in altri paesi europei”. Ma non si punta solo all’alternativa russa. Il 31 marzo a Oslo (Norway makes country’s largest-ever cocaine seizure in Oslo) è stato effettuato il più grande sequestro di cocaina nella storia della Norvegia: “800 chili che sono entrati in un carico di frutta dall’America Latina” anche se non è stato specificato il porto di partenza. La polizia norvegese ha indicato che era stata la polizia tedesca ad avvertire di quanto stava accadendo, dopo che altri 1.200 chili erano stati scoperti a Potsdam. Pochi mesi prima la polizia spagnola era riuscita a intercettare in Galizia un “narco-sottomarino” che trasportava cinque tonnellate di cocaina.
Nessuna di queste destinazioni è però quella definitiva. Piuttosto, sono porti di ingresso per poi distribuire i carichi nei mercati più redditizi dell’Europa centrale. Fino ad ora si sapeva che la cocaina entrava in Russia, principalmente attraverso la Turchia e, secondo il giornalista investigativo turco Cengiz Erdinç (https://twitter.com/cengizerdinc), “svolge un ruolo significativo come paese di transito per la cocaina verso altri mercati del continente”.
Circa 3,5 milioni di europei hanno fatto uso di cocaina nel 2021, secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda) (OEDT) : quattro volte di più rispetto a 20 anni fa. Il continente è stato colpito da uno “tsunami” di cocaina, ha detto il capo della polizia federale belga Eric Snoeck. Le 240 tonnellate sequestrate nel 2021, secondo Europol, sono quasi cinque volte di più rispetto a un decennio fa, e l’Europa è il secondo mercato più redditizio per i grandi cartelli della droga, subito dopo gli Stati Uniti. Ma ormai il mercato statunitense è saturo, e la cocaina viene così venduta in Europa a prezzi tra il 50 e il 100% più alti.
Maurizio Stefanini*
*Roma, 1961. Giornalista e saggista, moglie e due figli, specialista in America Latina