Continua a manifestarsi una pericolosa disinformazione fatta di interferenze, limitazioni e censure contro la libertà, in particolare la libertà di pensiero e di espressione in Italia e in Europa senza risparmiare nemmeno l’ONU, quest’ultima già in preda all’aggressiva azione antidemocratica di Stati membri e di attori onusiani stessi a cui è incomprensibilmente permesso allontanarsi dai valori fondanti l’ONU e dalle norme e principi del diritto internazionale.
Mi riferisco a tre casi specifici che ho sollevato interrogando i competenti Ministri (esteri, cultura e università). Il primo riguarda l’evento “Shen Yun”, uno spettacolo teatrale di danza classica cinese e di musica tradizionale della Cina pre-Mao, sottoposto ad interferenze da parte di enti cinesi presenti nel nostro Paese. Shen Yun è inoltre connesso alla disciplina spirituale del “Falun Gong”, tollerata fino al 1999, quando il Partito comunista cinese (PCC) decise di contrastare questa antica pratica per il timore che celasse un’ideologia che sfuggisse al controllo del PCC.
Il secondo caso riguarda un’azione di interferenza ancora più subdola che Pechino effettua attraverso la rete internazionale dei numerosi “istituti Confucio” che interessano anche il nostro Paese. Tramite essi, Pechino promuove una linea ideologica revisionistica antidemocratica, in particolare rispetto a temi come Tibet, Xinjiang, Hong Kong, Taiwan, contraria ai principi dello Stato di Diritto. Benché l’obiettivo dichiarato sia quello di promuovere la lingua e la cultura cinese, molti elementi dimostrano che perseguono in realtà interessi politico-economici. È una tela nella quale è imperativo non rimanere impigliati e che anzi va contrastata tempestivamente mantenendo la nostra libertà accademica.
Ad oggi l’Italia conta ben dodici istituti Confucio sul territorio nazionale italiano, presenti nei seguenti atenei: università di Bologna, università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Milano e Piacenza, università Kore di Enna, università degli studi di Firenze, università degli studi di Macerata, università degli studi di Milano, università degli studi di Napoli “L’Orientale”, università degli studi di Padova, scuola superiore Sant’Anna di Pisa, università degli studi di Roma “Sapienza”, università degli studi di Torino, università “Ca’ Foscari” di Venezia.
Così come accade in Canada, Stati Uniti, Germania, Svezia e Finlandia dove il numero di tali istituti è in declino dopo il mancato rinnovo delle autorizzazioni governative ad operare, o come hanno intenzione di fare Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda che stanno valutando simili misure, anche l’Italia dovrebbe sospendere la cooperazione.
Anche l’Italia deve assicurare che le libertà accademiche, di espressione e di informazione siano integralmente garantite rispetto alle collaborazioni tra entità cinesi e università italiane. È inaccettabile che i programmi degli istituti dipendano da direttive del PCC anziché da istituzioni accademiche italiane o che sia impedito tassativamente ripercorrere la storia millenaria degli imperi cinesi, senza che lo stesso valga per infondati diritti storici sul Tibet, sulla Mongolia o sul Mar Cinese Meridionale.
Terzo ed ultimo caso di disinformazione è quello dei continui attacchi su base ideologica e partigiana contro Israele da parte di Francesca Albanese, un alto rappresentante dell’ONU, ovvero la Special Rapporteur sulla situazione dei diritti umani nei “territori palestinesi occupati” – definizione molto discutibile dal punto di vista del diritto internazionale. Mi sono dunque unito a coloro che sottolineano la necessità di chiedere la rimozione della Special Rapporteur e la sua sostituzione con un rappresentante in grado di assicurare l’imparzialità e obiettività previste dal codice di condotta delle Nazioni Unite.
Nelle scorse settimane i portavoce dell’International Legal Forum, composto da oltre 4.000 avvocati per i diritti umani impegnati nel contrasto all’antisemitismo, l’Osservatorio Solomon sulle Discriminazioni e un gruppo bipartisan di membri del Congresso statunitense hanno scritto al Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, e all’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Volker Türk, esprimendo “la totale costernazione e indignazione per le gravi dichiarazioni rilasciate dalla signora Francesca Albanese”.
Sono molti gli episodi che provano un pregiudizio ossessivamente parziale di Francesca Albanese: nel 2014, per esempio, quando ancora non era Special Rapporteur, aveva affermato che Israele era impegnata in “una missione che svela i tratti di una pulizia etnica del popolo palestinese” e che “l’America e l’Europa, soggiogati dalla lobby ebraica gli uni e dal senso di colpa per l’Olocausto gli altri, restano al margine e continuano a condannare gli oppressi – i Palestinesi – che si difendono con i soli mezzi che hanno (missili squinternati)”.
Prevenire ogni forma di condizionamento ed interferenza straniera, in particolare cinese, è fondamentale così come lo è proteggere le libertà di espressione e accademica nel nostro Paese.
Sen. Giulio Terzi