L’arrivo massiccio dei narcos sudamericani nel porto di San Pietroburgo (The Global News),pur se una novità clamorosa, non è comunque che un aspetto della più generale evoluzione del mercato mondiale della droga di cui riferisce il rapporto generale (2023 World Drug Report) dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UN Office on Drugs and Crime) e quello più specifico sulla cocaina (Global Report on Cocaine 2023) pubblicati il 16 marzo scorso. Dati da cui risulta che la produzione e il consumo di cocaina crescono e si diversificano.
In effetti, era questa la tendenza già all’inizio del 2020 (Noticias ONU). Il Covid aveva per un po’ interrotto le rotte del narcotraffico, generando scarsezza di droga a livello mondiale (Noticias ONU). In pretto stile Schumpeter la crisi è stata però occasione di ristrutturazione, e l’effervescenza è stata testimoniata da innumerevoli episodi di cronaca, da una parte all’altra dell’America Latina: dal Cartello di Sinaloa che in Messico aveva fatto rispettare il lockdown al posto di autorità lassiste; al boom di “narcofunerali” con cui in stile messicano le bande cilene si sono messe a seppellire i propri morti in chiassose cerimonie a base di danze, fuochi d’artificio e sventagliate di mitra; allo stato di emergenza che in Ecuador ha dovuto essere dichiarato nell’ottobre del 2021, dopo alcune sanguinose faide carcerarie tra cartelli rivali; all’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moïse, forse per aver tentato di inviare negli Stati Uniti una lista di persone legate al narcotraffico.
Folklore a parte, l’Unodc attestava comunque che ad esempio in Colombia a una riduzione dei raccolti di coca aveva corrisposto un aumento dell’export di cocaina, perché i narcos avevano risposto agli sradicamenti record operati dai militari con nuove coltivazioni più produttive, mettendo inoltre a raccogliere coca i ragazzini che non andavano più a scuola per il lockdown, mentre altri giovani con problemi occupazionali da lockdown erano stati messi a spostare i profitti nelle criptovalute. I cartelli messicani hanno scavato tunnel e usato droni. Quelli brasiliani hanno rubato aerei da trasporto. Un po’ dappertutto è aumentata anche la proporzione di droga portata per via marittima e fluviale. Si è diffuso un approccio ai clienti tramite social o app di messaggistica, al posto del dark web. La crescente esternalizzazione ha poi portato i cartelli brasiliani a delegare attività in Paraguay, e quelli brasiliani in Cile e Ecuador. I narcos hanno poi diversificato l’attività, affiancando agli stupefacenti non solo evergreen come le rapine in banca o il furto di auto e carburante (a polizia meno presente per il Covid); ma soprattutto il traffico dei migranti, che in Messico frutterebbe ai Cartelli almeno 5 miliardi di dollari l’anno.
Negli Usa, secondo i Centers for Disease Control and Protetion (CDC) c’erano state nel 2020 18.000 morti per overdose da anfetamine e nel 2021 altri 64.000 per overdose di oppiacei sintetici: principalmente il fentanyl, che è da 50 a 100 volte più potente della morfina. Secondo il segretario messicano alla Difesa nazionale Luis Cresencio Sandoval, il fatto che i sequestri di fentanyl in territorio messicano fossero aumentati da 559 Kg nel 2015-18 a 3497 nel 2019-21, e quelli di metanfetamine da 54.521 a 124.735, era la riprova che i cartelli stavano sempre più passando dalle tradizionali droghe coltivate come oppio, coca o cannabis alle droghe sintetiche. L’agenzia anti-droga Usa Dea stima in effetti che se un chilo di eroina costa 6000 dollari e si rivende a 80.000, un chilo di fentanyl lievita da 4150 dollari a addirittura 1,6 milioni.
Frutto di questa ristrutturazione produttiva, i rapporti del 2023 segnalano come, sebbene il mercato continui a essere concentrato nelle Americhe e in Europa, è ormai in corso una espansione tra Africa e Asia. Un po’ dappertutto la forte crescita dell’offerta è stata accompagnata da un analogo aumento della domanda, e anche i mezzi di distribuzione si sono diversificati attraverso la posta e i trasporti marittimi. La coltivazione della coca, in particolare, è aumentata del 35% dal 2020 al 2021: un numero record e l’aumento anno su anno più ripido dal 2016. E l’aumento è stato attribuito sia all’espansione della coltivazione della pianta di coca sia ai miglioramenti nella processo di trasformazione della foglia di coca in cloridrato di cocaina.
Tuttavia, anche le intercettazioni di spedizioni di cocaina da parte delle forze dell’ordine in tutto il mondo sono aumentate notevolmente, con i sequestri che hanno raggiunto un livello record di quasi 2.000 tonnellate nel 2021. Appunto questo quadro di aumento dell’offerta, aumento della domanda e aumento dei sequestri spiega anche la ricerca di nuovi porti di ingresso, da San Pietroburgo a Oslo.
Maurizio Stefanini*
*Roma, 1961. Giornalista e saggista, moglie e due figli, specialista in America Latina