Juan Guaidò è stato espulso durante la scorsa notte dalla Colombia poche ore dopo il suo arrivo a Bogotà, in seguito alla rocambolesca fuga dal Paese dove era vittima di minacce dirette e concrete alla sua integrità. A farlo sapere, è lo stesso ex presidente dell’Assemblea Nazionale ed ex presidente ad interim del Venezuela, in un video diffuso sui social network, registrato in diretta prima della partenza di un volo commerciale dall’aeroporto di Bogotà – El Dorado e diretto agli Stati Uniti. Non sono ancora chiari i dettagli della decisione del governo di Petro, accusato di eccessiva vicinanza alle istanze della dittatura di Maduro. Secondo quanto riportano alcune fonti, Bogotà avrebbe accusato Guaidò di aver fatto ingresso nel Paese in modo illegale, e pertanto ha provveduto all’espulsione. Ieri infatti, poco dopo aver appreso dell’ingresso di Guaidò in territorio colombiano, il ministero degli Esteri di Bogotà aveva sentito il bisogno di chiarire che il “signor Juan Guaidò” (il governo Petro non riconosce l’Assemblea nazionale legittima venezuelana eletta nel 2015) non era stato invitato al summit (cosa mai affermata tuttavia da Guaidò), e che anzi era entrato in Colombia “in modo irregolare”. Parole che non presagivano nulla di accomodante per l’ex presidente ad interim. Secondo membri tanto dell’opposizione venezuelana quanto dell’opposizione a Petro, si tratterebbe invece del risultato di un accordo tra Maduro e Petro per evitare che la presenza di Guaidò oggi a Bogotà potesse disturbare l’andamento del summit per il Venezuela, convocato da Petro al fine di favorire l’eliminazione delle sanzioni internazionali contro la narcodittatura venezuelana in cambio di vaghe promesse circa elezioni presidenziali aperte all’opposizione. Comincia, da oggi, l’esilio di Guaidò negli Stati Uniti?
Il testo integrale del videomessaggio di Juan Guaidò
“Dopo 60 ore di viaggio per arrivare a Bogotà, schivando la persecuzione della dittatura, sfidando il regime di Maduro, mi stanno espellendo dalla Colombia la persecuzione di Maduro si è estesa oggi purtroppo alla Colombia. Il ministro Leyva aveva invitato l’opposizione, e per questo ero venuto, per portare la voce di milioni di venezuelani che vogliono un paese migliore, una soluzione, recuperare la loro famiglia, che vogliono recuperare definitivamente la dignità. Mi trovo su un volo commerciale per gli USA per le minacce a me, alla mia famiglia, alle mie figlie, alla famiglia di mia moglie direttamente. Però questo non ci fermerà: con più forza di prima, con la certezza che recupereremo il nostro Paese. Ho fatto tutto nel rispetto della normativa interna, ecco la documentazione di Migrazione Colombia, dove sì ho trovato gente rispettosa e gentile. Speriamo che le istituzioni della Colombia rispondano. Speriamo che i Paesi riuniti al Summit di Bogotà possano aiutare la democrazia, il rispetto dei diritti umani e l’integrità di quelli che sono sotto persecuzione in Venezuela e in tutto il mondo. Continuiamo a lottare, in un momento molto importante: elezioni libere è tutto ciò che stiamo difendendo, per riportare la libertà e la democrazia nel nostro Paese. Ora so sulla mia pelle cosa significa quello che hanno fatto milioni di venezuelani, uscire dal Paese, emigrare, chiedere asilo all’estero”.
Andrea Merlo