Il Venezuela ricorda l’11 aprile 2002, la giornata che forse ha dato il via ufficiale all’autocrazia chavista che portò il governo in carica a reprimere con inaudita violenza la folla scesa in piazza per garanzie di democrazia e rispetto dello stato di diritto.
Le proteste di massa, che vide milioni di venezuelani riempire soprattutto le strade di Caracas, furono scatenate dalla politica economica e industriale di Chavez, giunta all’assurdo licenziamento di decine di migliaia di impiegati della petrolifera PDVSA in diretta TV, con un fischietto. A convocare il popolo a manifestare apertamente il malcontento per scelte politiche che apparivano come deleterie per il futuro del Paese (e dimostratesi drammaticamente tali, a giudicare dalla parabola dei vent’anni successivi nel Paese), furono ampli settori sindacali e delle organizzazioni dei settori produttivi e industriali, che avevano inteso come il governo di Chavez stesse procedendo a tappe forzate allo smantellamento del sistema economico privato e alla ideologizzazione dell’industria petrolifera venezuelana, sulla quale poggiava notoriamente la gran parte del sistema nazionale in generale. Prima della rinuncia cui le proteste e un pronunciamento delle forze armate costrinsero Chavez (poi tornato al potere dopo meno di due giorni di governo provvisorio dell’oppositore Carmona), l’ex golpista sulla strada della piena trasformazione in autocrate ordinò di bloccare il fiume umano diretto verso il Palazzo presidenziale con ogni mezzo: fu in quel giorno che riapparvero, dopo tanti decenni di assenza, fenomeni di repressione da parte delle forze dell’ordine contro semplici cittadini in esercizio dei diritti civili e politici basilari.
A supportare il tentativo di Chavez di contrastare la megaprotesta, comparvero anche numerosi soggetti senza divisa e distintivi che sparavano ad altezza uomo contro i manifestanti, oltre a cecchini che uccidevano a sangue freddo donne e uomini in strada. Un ricordo, quello dell’11 aprile, che ogni anno rappresenta un momento di dolore nazionale per un popolo sottomesso ancora ad una dittatura, quella oggi di Maduro, che selvaggiamente si mantiene al potere esclusivamente con la repressione. Un ricordo da dedicare a quanti pensano che “Maduro è un dittatore, ma Chavez era un’altra cosa”.
Hugo Chavez Frias, colui che diede l’ordine di sparare sulla folla, il giorno 11 aprile 2002.
Andrea Merlo