La cooperazione militare tra Russia e Cuba avanza. Questo è quanto si è appreso durante la visita del ministro degli esteri russo Lavrov nel corso della sua ultima visita nell’isola dominata da 64 dalla dittatura comunista.
Nel corso di una conferenza stampa, ad una domanda sul futuro delle relazioni tra le due autocrazie sul piano strategico e sulla possibilità di ripristinare nell’isola una base militare, Lavrov ha infatti risposto che “la cooperazione militare bilaterale tra Mosca e L’Avana si sta sviluppando con successo, conformemente agli accordi siglati da ambo le parti, e credo che le forme in cui questa cooperazione si svolge sono convenienti sia per la Russia che per Cuba”.
Parole che lasciano intendere chiaramente come Mosca intenda approfondire, anche sul piano militare, la sua penetrazione già preoccupante nel continente latinoamericano, puntando come da decenni su Cuba come alleato strategico. La visita di Lavrov nell’isola caraibica è giunta alla fine del suo tour in America Latina, durante il quale il ministro degli esteri ha visitato prima il Brasile e le tre dittature storiche alleate di Mosca nella regione (Venezuela, Nicaragua, Cuba), che paiono rappresentare ogni giorno di più il triangolo geopolitico su cui si basa la strategia dell’asse globale delle autocrazie per aumentare la propria influenza in un’area del mondo di storica rilevanza per gli interessi occidentali, e mai come oggi protagonista di una regressione negli indici di democrazia, stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Non è un caso se Mosca punta su alcuni Paesi della regione anche per cercare di contrastare la narrativa atlantica che vuole la leadership russa isolata internazionalmente, per effetto della sciagurata invasione all’Ucraina.
Andrea Merlo