A tre settimane dalle elezioni presidenziali che si terranno nel Paese il prossimo 14 maggio e segneranno il centenario della fondazione della Repubblica di Turchia, le autorità hanno arrestato 126 persone tra cui politici, giornalisti, avvocati e attivisti per i diritti umani. Il numero degli arresti potrebbe salire fino a 150. Coinvolti nelle indagini ci sono esponenti di alto rango del Partito Democratico dei Popoli (HDP), partito di opposizione, filocurdo e terza forza politica del Parlamento turco. Nonostante HDP abbia negato le accuse che gli sono state rivolte, quest’ultimo è infatti sospettato di avere legami e di aver finanziato il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia stessa e da numerosi stati occidentali, quali l’Unione europea e gli Stati Uniti.
Durante le operazioni che sono state condotte in 21 province – tra cui la città di Diyarbakir a maggioranza curda – attrezzature tecniche, computer, libri e documenti sono stati confiscati dalla polizia.
Il vice leader dell’HDP, Tayip Temel, ha twittato che i motivi dell’arresto sono legati al timore del Presidente Erdogan di perdere il potere e, nell’ottica di assicurarsi un nuovo mandato, ha bisogno di eliminare qualsiasi forma di concorrenza e opposizione.
Le organizzazioni internazionali per la libertà dei media e i diritti umani, insieme alla Federazione europea dei giornalisti, hanno chiesto alle autorità turche di porre fine alle sistematiche vessazioni e intimidazioni oltre a garantire ai detenuti l’accesso ad un consulente legale, conoscere i dettagli delle accuse presentate e assicurare il loro rilascio immediato.
Federica Donati