Nasce a Padova da un’idea di Marco Canova “Progetto Kenya 2.0”: “Così trasmettiamo la passione del rugby ai bambini poveri”
Portare il rugby nelle scuole più povere del Kenya, insegnarne i valori, sostenere gli studenti più dotati con borse di studio ma dare a tutti la possibilità di innamorarsi della palla ovale per giocare, aprire gli occhi su un altro mondo e, così, scappare dalla povertà devastante che imperversa nel paese.
“Progetto Kenya 2.0” nasce a Monselice, in provincia di Padova, da un insegnate e manager sportivo con il mal d’Africa che ha trasformato il suo lavoro in una missione d’aiuto nel segno del rugby: “Tra la costruzione di una nuova scuola e la ricerca di volontari, stiamo tentando di organizzare un torneo a cui parteciperanno diverse scuole che sarà, a prescindere, una grande festa per tutto il villaggio” spiega Marco Canova, responsabile e ideatore della onlus che porta il medesimo nome.
Quando Marco Canova, 55 anni, ex giocatore di rugby, da sempre manager di impianti sportivi e insegnante di educazione fisica, si è recato per la prima volta a Watamu, nel nord-est del Kenya, poco più di sei mesi fa, non si aspettava nulla di quello che sarebbe poi avvenuto nelle settimane successive: “Mi sono detto: a me piace insegnare, perché non spostarmi e farlo con chi ha veramente voglia e bisogno?” racconta Canova. “Sono partito convinto di insegnare ginnastica, tanto che avevo preparato un programma dettagliato – continua – ma quando sono arrivato e ho visto i reali bisogni dei bambini, l’ho stracciato e ho ripensato tutto da zero, compresa la mia presenza lì”.
Dopo essere stato nella regione keniana dieci anni fa con la famiglia, Canova ci è ritornato lo scorso ottobre e dopo aver cominciato il suo percorso di insegnamento alla Sawa Sawa Academy di Timboni, è entrato in contatto con l’associazione italiana “Jua Yetu” tramite cui ha poi conosciuto Pasqualina Morana, che l’ha successivamente introdotto alla “Mama Rossana School”, una scuola poverissima fatta di fango sorta nel mezzo della foresta, che accoglie i figli delle famiglie più povere dei villaggi limitrofi. Le prime tre settimane sono volate, tra bambini eccitati e viaggi nel cuore della giungla dove Canova ha conosciuto altre scuole e altri ragazzi. Nel gennaio 2023 Marco è tornato a Watamu e questa volta con sé ha portato due valige di attrezzatura donatagli dal Trento Rugby, squadra dove militava il figlio Tommaso e per cui Canova è entrato nel programma volontari della Federazione italiana rugby.
In Kenya, Marco ha continuato e continua tutt’ora ad insegnare ai ragazzi tecniche e valori del rugby, facendo così conoscere loro tutti i meravigliosi mondi che si possono trovare fuori dalla condizione di povertà in cui navigano
molte delle famiglie, a malapena in grado di mandare i figli a scuola. Le lezioni organizzate da Marco si svolgono dentro e fuori le scuole: tra giochi e tattiche più elaborate, i piedi scalzi dei piccoli allievi pestano il terreno assetato, senza più alcuna preoccupazione. La maggior parte di loro è estasiata solo al pensiero di giocare a rugby, imparare e sorridere come bambini qualunque.
“Nonostante la mia passione – continua Canova – dopo due viaggi in Kenya non sapevo ancora come concretizzare quell’aiuto che mi sentivo spinto a dare.
Tutto è cambiato quando, tornato in Italia, ho incontrato fortuitamente Marcello Cutitta, ex giocatore della nazionale italiana rugby e subito dopo ha dimostrato interessamento anche la Federazione. Così si è andato a delineare “Progetto Kenya 2.0”, da cui presto nascerà anche una onlus all’interno della quale verranno accorpati tutti i nostri progetti”. Progetti che, con il passare del tempo e dopo aver toccato con mano le necessità dei ragazzi, sono diventati sempre più chiari: “Ora la priorità è costruire una nuova scuola per i ragazzi della “Mama Rossana School”, che in primavera saranno sfrattati dal terreno. I progetti ci sono già, i fondi sono in fase di definizione, ma la struttura serve subito” ha proseguito Canova, che aggiunge: “Vorremo poi entrare in più scuole primarie possibili, povere e meno
povere, per insegnare il rugby e diffondere i suoi valori. In più l’obiettivo che ci siamo dati è l’organizzazione di un campionato scolastico ufficiale fra tutte le scuole primarie di Watamu, come già avviene per gli altri sport”. Ad ispirarlo, la prima partita che Marco ha organizzato durante il suo secondo viaggio in Kenya: “Una sfida tutt’altro che competitiva tra due scolaresche si è tramutata in un evento per tutta la comunità: per bambini che non hanno nulla, anche solo la possibilità di giocare con un adulto è un dono”.
Canova cerca quindi sponsor disposti a donare materiale, ma anche volontari che, sportivi o meno, siano disposti ad andare in queste terre per proprio piacere ma abbiano anche voglia di dedicare qualche giorno al volontariato, mettendosi così a disposizione per tutti i bambini e i ragazzi. A seguire il progetto si concentrerà sull’adozione di bambine e bambini, che grazie ad un sostegno mensile sulla retta scolastica, potranno frequentare le lezioni, accedere ad un ambulatorio di primo soccorso e, cosa non scontata, mangiare pasti nutrienti.
Inoltre, “Progetto Kenya 2.0” si è anche dato lo scopo di sostenere i ragazzi che volessero continuare il proprio percorso di studio superiore, indirizzandoli alla “Gede Secondary School”, dove esiste già una squadra agonistica di rugby. A differenza di quanto si potrebbe credere, infatti, il Kenya è un paese con una nazionale di rugby a sette che milita nei massimi livelli; perciò, l’obiettivo di Canova in questo senso si fa duplice: “Far sviluppare il gioco del rugby nelle comunità rurali attorno a Watamu e – conclude – per i ragazzi più grandi che riescono a proseguire con gli studi superiori, offrire delle borse di studio proprio in base ai loro meriti scolastici e sportivi, finanziando così il loro percorso universitario. Questo significherebbe, in maniera pratica, dare loro la possibilità di un futuro migliore e, magari, un giorno, riuscire a farli diventare giocatori professionisti per la propria nazionale”
Angela Vettorato*
*Giornalista per il Corriere del Veneto