In Colombia, primo produttore di cocaina del mondo, è crollato il prezzo della coca, al punto da far parlare di “crisi”. E di questa “crisi” si è discusso se non potrebbe essere per dare finalmente un colpo decisivo al narcotraffico (infobae.com). Allo stesso tempo, però, la produzione ha battuto ogni record, malgrado i molti coltivatori che sono stati costretti ad abbandonare l’attività. Un apparente paradosso, che era stato però ad esempio previsto da Insight Crime (insightcrime.org).
Il calo dei prezzi è continuato per sette mesi, in particolare nei dipartimenti di Nariño, Putumayo, Norte de Santander e Cauca. Per i coltivatori, secondo El Tiempo (eltiempo.com) il prezzo al punto vendita è sceso di quasi il 60%, da 1,37 dollari al chilo di coca a 0,52 dollari. Per molti abitanti del dipartimento di Meta che si erano abituati a utilizzare la pasta di coca come moneta di scambio e anche bene rifugio è sopravvenuto un vero e proprio problema di approvvigionamento dei beni di prima necessità (hambre e incertidumbre enterritorios cocaleros). “L’assenza di acquirenti di pasta di coca ora provoca la fame nei territori di coltivazione della coca”, ha twittato lo stesso presidente Gustavo Petro (twitter petrogustavo).
Lo stesso Petro, al potere dall’anno scorso, ha criticato gli sforzi dei precedenti governi per sradicare le colture di coca, colpendo così il primo livello della catena criminale. Invece, sta puntato sul sequestro della cocaina già elaborata dalle organizzazioni dei narcos. Ad esempio, la marina nazionale ha appena confiscato più di 5 tonnellate di cocaina nel Mar dei Caraibi, in collaborazione con le autorità di Panama e Usa: una notizia celebrata appunto dal presidente Gustavo Petro, che ha parlato di “uno dei più grandi colpi storici al narcotraffico” (infobae.com). Nel 2022 le autorità colombiane hanno sequestrato 671 tonnellate di cocaina e per quest’anno l’obiettivo è sequestrare 834 tonnellate. Petro durante la sua visiita da Biden ha detto di aver spiegati la opportunità di combattere il narcotraffico creando per i contadini nuove opportunità attraverso una riforma agraria (infobae.com).
Come spiega Insight Crime, “le ragioni del crollo dei prezzi sono incerte”. In effetti, gli acquirenti sarebbero venuti meno per vari fattori, diversificati sul territorio. Uno, ad esempio, la cattura nell’ottobre del 2021 di quel Dairo Antonio Úsuga “Otoniel” che era all’epoca il trafficante di droga più ricercato del paese, e che avrebbe lasciato i coltivatori di Catatumbo, nel dipartimento di Norte de Santander, senza un acquirente affidabile. Un altro, l’aumento del prezzo dell’oro, che starebbe al contempo spostando alcune organizzazioni di narcotrafficanti verso l’estrazione illegale. Un terzo, la decisione della guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) di non trafficare più droga nel dipartimento sud-occidentale del Cauca, anticipando i negoziati di pace con il governo. Un quarto, l’avvio di operazioni di piantagione proprie da parte di organizzazioni criminali, che non vorrebbero più affidarsi a produttori indipendenti. In varie zone del sud di Bolívar e Córdoba, nel nord-ovest del Paese, starebbero dunque prendendo in mano il processo di produzione dall’inizio alla fine, compresa la semina, per migliorare la qualità.
Sempre secondo Insight Crime, però, “gli esperti prevedono che la continua domanda di cocaina rende improbabile che la crisi della coca colpisca seriamente il traffico di droga. Con l’aumento sostenuto della domanda di cocaina sui mercati internazionali, i trafficanti sono in grado di pagare di più rispetto ai prezzi molto bassi che attualmente costringono i coltivatori di coca a cercare alternative”. E in effetti ci sarebbero ora segnali di ripresa, tant’è che le cifre relative alla coltivazione della coca per quest’anno potrebbero raggiungere un nuovo record di 300.000 ettari. Nel contempo, allo stesso modo che i Cartelli colombiani tolgono spazi ai piccoli produttori indipendenti, i cartelli messicani di Sinaloa e Jalisco Nueva Generación” si rafforzano rispetto a loro.
Nell’ultimo rapporto dell’Onu, pubblicato il 20 novembre 2022, si afferma che la Colombia ha raggiunto un record storico di raccolti di droga, con circa 204.000 ettari di foglie di coca piantati nell’anno 2021: la cifra più alta registrata dall’agenzia da quando ha iniziato a monitorare da vicino la produzione di cocaina nel 2001. La droga partita dalla Colombia verso l’estero è passata da 1010 a 1400 tonnellate. I dipartimenti di Nariño e Putumayo, al confine con l’Ecuador, rappresentano l’area con il maggior numero di coltivazioni di droga: 89.266 ettari. Catatumbo, una regione vicina del Venezuela, segue con 42.576.
Sequestri (dialogo-americas.com) e riforma agraria a parte, a Petro è stata attribuita una proposta di legalizzazione della cocaina, che lui ha però smentito (infobae.com). Invece, è confermata l’intenzione di un piano d “pace totale” che contemplerebbe il negoziato non solo con i residui gruppi guerriglieri ma anche narcos tout court, come il Cartello del Golfo (lemonde.fr). Ufficialmente, l’Amministrazione Biden appoggia le politiche di Petro.
Maurizio Stefanini*
*Roma, 1961. Giornalista e saggista, moglie e due figli, specialista in America Latina