Sembrava uno scenario un po’ fantapolitico, ma ormai anche il governo sudafricano inizia ad ammetterlo, sia pure ancora un po’ di straforo: se Putin si presenta a Johannesburg per il vertice dei Brics in agenda dal 22 al 24 agosto (news.cgtn.com), sarebbero costretti ad arrestarlo.
Su Putin, infatti, pende l’ordine di arresto (icc-cpi.int) disposto il 17 marzo dalla Corte penale internazionale (icc-cpi.int): “il signor Vladimir Vladimirovich Putin, nato il 7 ottobre 1952, Presidente della Federazione Russa, sarebbe responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia Federazione (ai sensi degli articoli 8(2)(a)(vii) e 8(2)(b)(viii) dello Statuto di Roma). I crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022. Vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia la responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, (i) per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri e/o per interposta persona (art. 25, comma 3, lett. autorità e controllo, in virtù della superiore responsabilità (articolo 28, lettera b), dello Statuto di Roma)”.
La Cpi, va ricordato, è un tribunale per crimini internazionali che ha sede all’Aia, e che non si occupa di tutto, ma solo dei crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra (cosiddetti crimina iuris gentium), e di recente anche il crimine di aggressione (art. 5, par. 1, Statuto di Roma). Ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati, dunque può intervenire se e solo se gli Stati non possono (o non vogliono) agire per punire crimini internazionali. Non è un organo dell’Onu e non va confusa con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, anch’essa con sede all’Aia. Però ha alcuni legami con le Nazioni Unite. Ad esempio, il Consiglio di sicurezza ha il potere di deferire alla Corte situazioni che altrimenti non sarebbero sotto la sua giurisdizione.
La Russia non è tra i 123 Paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma, come d’altronde non lo sono gli Stati Uniti. Lo è però il Sudafrica, come del resto l’Italia. è dunque tenuto a dare esecuzione all’ordine di Putin che la Cpi ha emanato. Un problema simile si era già presentato nel 2015, quando era venuto in Sudafrica l’allora presidente del Sudan Omar al-Bashir, a sua volta colpito da ordine di arresto della Cpi. Un tribunale sudafricano ordinò a al-Bashir di non lasciare il Pase, evidente premessa per l’arresto. L’allora presidente Jacob Zuma, che però si rifiutò di agire contro l’ospite, basandosi sul principio dell’immunità per i capi di Stato. L’ospite ripartì. Due tribunali sudafricani dissero che era stata compiuta una illegalità. La Cpi nel 20127 decise che lo era stata, ma che avrebbero dovuto essere giudici sudafricani a denunciarlo al Consiglio di Sicurezza. Dunque, per il momento nessuna sanzione. Ma si è visto che in Sudafrica ci sono giudici indipendenti, e ora sanno cosa dovrebbero fare.
Il governo sudafricano, dunque, ha mantenuto un prudente riserbo. Né se la è sentita di sfidare di nuovo la Cpi, dopo decenni di retorica sulla legge internazionale che aveva piegato l’apartheid; né se la è sentita di confermare che Putin sarebbe stato arrestato. Hanno però discretamente chiesto al presidente russo di evitare imbarazzi partecipando al vertice in teleconferenza: cosa però che a Putin costerebbe, perché una sua presenza al Brics assieme ai leader di Brasile, India, Cina e Sudafrica sarebbe il suo primo grande viaggio all’estero da quando ha ordinato alle truppe russe di entrare in Ucraina, e dimostrerebbe plasticamente che la Russia non è isolata. Mentre apparire solo in video evidenzierebbe che ha paura della Cpi.
Citando fonti del governo, il Sunday Times sudafricano ha affermato (timeslive.co.za) che per venire a capo del problema il presidente Cyril Ramaposa ha istituito una speciale commissione. Ma la conclusione è stata che Putin dovrebbe essere arrestato, proprio per avere ratificato lo Statuto di Roma. “Non abbiamo alcuna opzione per non arrestare Putin”, ha detto un funzionario del governo al Sunday Times. “Se viene qui, saremo costretti a trattenerlo”. Le fonti del giornale affermano che Pretoria rimane in trattative con il Cremlino, che non si è impegnato su come Putin intende partecipare al vertice.
“Certo, prenderemo parte al vertice che si terrà in Sudafrica. Naturalmente, questo sarà preceduto dai nostri contatti bilaterali con i sudafricani, chiariremo la loro posizione”, ha detto a fine aprile il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Legalmente, le autorità sudafricane non hanno scelta: se Putin non viene arrestato, violerebbe non solo il diritto internazionale ma anche le leggi del Sudafrica, afferma Priyal Singh, ricercatore senior presso l’Istituto sudafricano per gli studi sulla sicurezza. Anche lo scenario teorico di un’esenzione dalla giurisdizione della Corte penale internazionale prima della possibile visita di Putin non è fattibile: semplicemente non c’è abbastanza tempo. Se Putin si facesse vivo, vi sarebbe un “enorme aspetto negativo” e il governo ne è ovviamente consapevole, ha aggiunto Singh.
In effetti, già il 12 aprile Vincent Magwenya, portavoce del presidente Cyril Ramaphosa, in conferenza stampa aveva riconosciuto: “tutti i capi di stato dovrebbero partecipare al vertice. Ma ora abbiamo un bastone tra le ruote sotto forma di questo mandato della Corte penale internazionale” (themoscowtimes.com).
Maurizio Stefanini*
*Roma, 1961. Giornalista e saggista, moglie e due figli, specialista in America Lati