Forti proteste spontanee si sono verificate in particolare nella città di Caimanera, nei pressi di Guantanamo, nell’oriente dell’isola. A giudicare dai numerosi video reperibili nei social network, migliaia di cubani (tra cui moltissimi giovani e donne) sono scesi nelle strade per protestare contro le condizioni di vita insostenibili a causa della scarsità di alimenti.
Ma come sempre a Cuba, non mancano le ragioni più squisitamente politiche: quella che potrebbe essere l’inizio di un’altra ondata di proteste generalizzate è iniziata infatti, immancabilmente, col grido di “Libertad” e “abbasso il partito comunista”. Parte della manifestazione spontanea ha anche raggiunto, secondo fonti locali, la sede municipale del partito comunista cubano, dove alcuni manifestanti hanno incitato la folla a esprimere il disappunto contro il regime che da decenni sopprime ogni libertà fondamentale e mantiene l’isola in uno stato di sottosviluppo socio-economico, nonostante la propaganda castrista voglia dimostrare il contrario.
Il regime ha reagito, come da prassi, anzitutto bloccando le comunicazioni internet: NetBlocks ha certificato infatti il collasso del traffico sulla rete a partire da poco dopo l’inizio delle proteste a Caimanera. Poche ore dopo, sono poi intervenute le forze della repressione cubana: alcuni video mostrano chiaramente la brutale azione della polizia e della sicurezza di Stato che si scaglia a mani nude e con bastoni contro i manifestanti pacifici.
Sono passati quasi due anni dall’ondata di proteste senza precedenti iniziata l’11 luglio del 2021, e repressa nel sangue con uccisioni extragiudiziali e migliaia di arresti e giudizi sommari anche contro minorenni. Ma la situazione nella Cuba schiacciata dal comunismo non è cambiata: anzi, le condizioni di vita sono ulteriormente peggiorate, motivo per cui molti osservatori e analisti sostengono che un’esplosione di malcontento contro il regime, con conseguente repressione generalizzata, sia tutt’altro che improbabile.
Andrea Merlo