Da poco giunto negli Stati Uniti per fuggire dalla persecuzione operata dal regime di Maduro, Juan Guaidò, ex presidente ad interim del Venezuela, ha dovuto affrontare una contestazione a sorpresa durante una conferenza a Washington D.C..
Nella capitale statunitense, il leader dell’opposizione democratica venezuelana stava infatti tenendo una conversazione, aperta al pubblico, presso il Wilson Center, prestigioso think tank e pensatoio della politica estera americana, quando numerosi membri dell’organizzazione Code Pink hanno interrotto a turno il dialogo tra Guaidò e il moderatore in sala. “Sei un traditore, sei un delinquente, torna in Venezuela per rispondere alla giustizia”, ha urlato il primo disturbatore intervenuto durante l’evento, seguito poi da altri membri della medesima organizzazione, dotati di cartelloni, alcuni ingiuriosi nei confronti dell’ex presidente ad interim, altri dedicati alla tradizionale richiesta di eliminare le sanzioni contro il regime di Maduro e i suoi gerarchi.
Il portale Cazadoresdefakenews, specializzato nello svelare le trame della disinformazione castrochavista, fornisce dettagli sui militanti di CodePink presenti alla conferenza di Guaidò: si tratta di Leonardo Flores, Michelle Ellner, Samantha Wherry e Tighe Berry. Trattasi di soggetti che hanno avuto o hanno rapporti di lavoro o collaborazione con l’ambasciata chavista a Washington fino al 2019, o intrattengono rapporti personali addirittura con alti gerarchi del regime (come nel caso di Michelle Ellner).
E’ la prima volta che Guaidò, ora che si trova in quello che ha tutta l’aria di essere un esilio negli USA, assiste ad un’azione ostile, ma non è certo la prima volta che i militanti di Code Pink (che si definisce come organizzazione femminista impegnata per supportare la pace e il rispetto dei diritti umani e porre fine alle guerre e al militarismo americano) si prestano a mobilitazioni ed attività di sostegno alle posizioni della narcodittatura venezuelana: oltre ad essere stati protagonisti di altre irruzioni a sorpresa durante altri eventi nella capitale americana in passato, erano stati anche in prima linea quando, nel 2019, dopo il riconoscimento da parte di Washington della legittimità della presidenza ad interim di Guaidò, il governo americano stava attivandosi per sgomberare dall’ambasciata del Venezuela il personale accreditato dal regime, per favorire l’immissione in possesso da parte dei funzionari nominati da Guaidò.