Decisione senza precedenti del regime in Nicaragua: la succursale della Croce Rossa nel Paese centroamericano viene chiusa e tutti gli asset di sua proprietà assorbiti da un’istituzione sottomessa al governo del dittatore comunista Ortega.
“Tutto il patrimonio, i beni e gli asset che ad oggi appartengono all’associazione chiamata Croce Rossa Nicaraguense diventano proprietà dello Stato, e verranno amministrati dalla [nuova] Croce Rossa Nicaraguense – Ente decentrato dipendente dal Ministero della Salute MINSA”, recita testualmente il testo che decreta la chiusura dell’ente umanitario presente in Nicaragua dal 1931.
L’associazione Croce Rossa avrebbe violato, secondo il regime, i principi di umanità, imparzialità e neutralità: durante le massive proteste antiregime del 2018, alcune filiali della Croce Rossa in Nicaragua avrebbero, a parere della dittatura comunista di Ortega, violato questi principi, nonché le leggi del Paese che regolano le organizzazioni senza scopo di lucro. Ciò che viene imputato alla Croce Rossa è pertanto, sostanzialmente, aver prestato assistenza medica e umanitaria alle centinaia di vittime della brutale repressione che investì la popolazione scesa in strada per reclamare diritti politici e civili e denunciare le misure autocratiche del regime in diversi settori della vita economica e politica nazionale. L’ondata di proteste del 2018 terminò con il bilancio di più di 300 morti.
La decisione senza precedenti è stata formalmente presa dal Parlamento nicaraguense con una votazione immancabilmente unanime: 91 voti a favori, nessun voto contrario, nessuna astensione.
Andrea Merlo