Con un decreto firmato nella prima mattinata del 17 maggio, il Presidente Guillermo Lasso ha sciolto il Parlamento ecuadoriano che appena ieri aveva iniziato il giudizio politico contro il Capo di Stato per accuse di corruzione. Appellandosi al meccanismo della cosiddetta “muerte cruzada”, conformemente all’art. 148 della Costituzione del Paese sudamericano, ha pertanto preferito risolvere la crisi politica in atto sciogliendo il Parlamento e decretando così la fine anticipata della sua stessa presidenza. Si terranno pertanto elezioni a breve termine, fino al quale il Capo di Stato può continuare a governare con decreti-legge, ratificati dalla Corte Costituzionale.
Giunge così ad una frattura istituzionale la situazione di scontro tra Parlamento ed esecutivo in atto da tempo, e che vedeva al centro nelle ultime settimane le accuse di corruzione rivolte dalle opposizioni (e da Rafael Correa, ex-presidente e rifugiato in Belgio da anni per fuggire dalla giustizia ecuadoriana). Appena ieri si era aperto il procedimento in Parlamento di “messa in stato di accusa” di Lasso, che di fronte ai membri del legislativo aveva a sua volta accusato pesantemente i proponenti del giudizio politico di non essere ormai più dei legislatori, bensì dei distruttori della loro stessa funzione e del loro dovere: “spero che questo giudizio non sia dovuto al fatto che il mio governo è il primo a sequestrare più di 420 tonnellate di droga in soli due anni….e ad aver il coraggio di rinegoziare gli accordi petroliferi con la Cina, contratti che comportavano costi enormi per il Paese, che poi finivano in mani corrotte”.
Mentre le opposizioni accusano il decreto di scioglimento di incostituzionalità e faranno appello alla Corte Costituzionale, le Forze Armate hanno prontamente affermato che saranno a disposizione degli organismi costituzionali per mantenere e garantire l’ordine e lo stato di diritto. Gli scenari che si aprono ora per l’Ecuador sembrano tutti ugualmente preoccupanti, ed improntati all’instabilità. Guillermo Lasso ha subito più di un’ondata di proteste in soli due anni di governo, e non è da escludersi che l’emanazione del decreto di scioglimento del Parlamento possa provocare altri disordini nel Paese.
Andrea Merlo