Il 19 maggio del 2016, sette anni fa, ci lasciava Marco Pannella un uomo capace di battersi quotidianamente per le libertà di ognuno di noi.
La compagna di una vita, Mirella Parachini, intervistata da Simona Ventura nel documentario “Marco Inedito” ha detto “Marco manca molto alla politica di oggi”. Questo pensiero è condiviso da tante persone, di destra e sinistra, e, ad oggi, quei suoi ideali di libertà non sono incarnati da alcuna personalità politica.
Nel 1991 Marco Pannella rilasciò a Paolo Franchi una intervista in cui spiegava le ragioni per cui chiamava alcuni pacifisti, “pacifinti”. Ne riporto una sintesi di alcuni passaggi essenziali.
Pannella, come mai, anche nei suoi discorsi in congresso, tanta polemica contro il pacifismo?
“Perché i giovani sappiano, i vecchi ricordino e si cessi di ingannarli: il pacifismo in questo secolo ha prodotto effetti catastrofici, convergenti con quelli del nazismo e del comunismo. Se il comunismo e il nazismo sono messi al bando, il pacifismo merita di accompagnarli”.
E il disarmismo, l’antimilitarismo, la non violenza.
“Non sono omologabili al pacifismo. La linea che da Gandhi a Bertrand Russell, da Luther King a Capitini, deve organizzarsi finalmente nel mondo. Il Partito radicale questo progetta e comincia ad attuare, in Italia e nel mondo. E’ impresa ragionevole. Lasciarsi sconfiggere è la follia”.
Resta il fatto che, con la guerra, l’idea stessa di non violenza è stata sconfitta…
“No, e nemmeno la forza politica non violenta, visto che non è mai esistito in modo organizzato con una strategia politica dell’oggi per l’oggi. Non violenza e democrazia politica devono vivere quasi come sinonimi. Da un secolo non vi sono guerre tra democrazie, diritto e libertà sono la prima garanzia. E il pacifismo storico, nei fatti, lo ha sempre ignorato”.
Poche parole, attuali, che fanno comprendere, qualora fosse necessario, quanto manchi un uomo visionario e libero come Marco Pannella. Quanto manchi la sua lucidità politica così come testimoniano alcuni suoi interventi (Radio Radicale – Passaggio a Sud Est ) in cui criticò l’indifferenza della politica europea verso la guerra in ex Jugoslavia suscitando molte polemiche e reazioni.
Giovanni Terzi