Si è tenuta al Senato della Repubblica una conferenza stampa, organizzata e aperta dal Sen. Giulio Terzi (FdI), di presentazione del libro “La Cina di Xi Jinping: verso un nuovo ordine mondiale sinocentrico?” di Nicola e Gabriele Iuvinale, pubblicato da Antonio Stango Editore.
Oltre agli autori e all’editore sono intervenuti i giornalisti Gabriele Carrer e Giulia Pompili, rispettivamente di Formiche e Il Foglio; Arturo Varvelli, capo dell’ufficio di Roma dello European Council on Foreign Relations; Fabrizio Luciolli, Presidente del Comitato Atlantico Italiano. Ha moderato Angelo Polimeno Bottai, giornalista del Tg1 e presidente di Eureca.
Il libro è un ricco repertorio di informazioni sulle numerose insidie connesse alla Via della Seta minuziosamente raccolte per contribuire alla riflessione in merito ai rapporti che Italia ed Europa svilupperanno con la Cina post-pandemica. Giulio Terzi ha affidato la sua apertura alle parole che scrisse Piero Calamandrei circa settant’anni fa: “L’Europa deve andare incontro all’Asia da pari a pari: riaprire il colloquio della libertà. Andiamo a vedere cosa c’è al di là della Grande Muraglia: basterà affacciarsi e ci accorgeremo che c’è la primavera.”
Un monito che riflette il principio assoluto della libertà e quello di reciprocità che dovrebbero governare i rapporti tra Cina e Europa ma che purtroppo, ad oggi, ancora non costituiscono la base di tali relazioni.
Terzi ha proseguito tracciando un filo che accomuna le iniziative intraprese per portare all’attenzione i pericoli provenienti dalla Cina di Xi Jinping soprattutto dopo la firma del Memorandum of Understanding (MoU) sottoscritto nel 2019: conferenze e manifestazioni sul rischio di genocidio degli Uiguri e dei Tibetani, la repressione consumatasi a Hong Kong, le minacce costanti a Taiwan, l’asse sempre più solido tra Pechino e Mosca, la disinformazione emanata da Pechino e che ha visto proprio nell’Italia un primo terreno di prova e di messa a punto rispetto al mondo occidentale, soprattutto nel corso della pandemia.
In particolare, rispetto al MoU, i relatori hanno stigmatizzato come esso sia stato accompagnato da una serie di intese non chiare e mai realmente discusse in Parlamento ponendo il nostro Paese in una posizione di potenziale svantaggio rispetto ad un competitor sempre più determinato e agguerrito nel perseguimento del proprio interesse nazionale.
La determinazione cinese non mira semplicemente a scalare le gerarchie mondiali ma a cambiare profondamente l’assetto e regole del gioco mondiale. In questo senso è interessante il cambio di rotta nella direzione della multilateralità da parte degli Stati Uniti con Joe Biden, che consente un rafforzamento dell’asse euro-atlantico e un ruolo di primo piano del G7 come faro liberal-democratico a livello globale.
Il settore tecnologico è l’ingrediente chiave nell’approccio strategico dell’Italia, dell’UE e dell’Occidente rispetto alla Cina e alla sua opera di penetrazione in tutto il mondo che passa per l’acquisizione di appalti pubblici, fornitura di infrastrutture, di sistemi 5G e di semiconduttori.
In particolare, occorre riconoscere le forniture informatiche per le reti 5G quali infrastrutture critiche per la sicurezza nazionale e come tali essere trattate. La “fusione civile–militare” dettagliatamente illustrata nel libro di Gabriele e Nicola Iuvinale è un aspetto assolutamente fondamentale, nella strategia predatoria della Cina di oggi che deve essere neutralizzata con decisione e con una coesa politica economica tra i Paesi democratici governati dallo Stato di Diritto.
Sembra dunque essere il momento propizio per promuovere una “NATO economica” – come propone da alcuni anni l’attivista per i diritti umani cinese Jianli Yang – in grado di far fronte agli atti di coercizione economica che la Repubblica Popolare Cinese mette in atto ogni qualvolta un Paese compie scelte politiche od economiche non gradite a Pechino.
L’articolo 2 della NATO sostanzialmente già prevede una tale dinamica poiché impegna gli Stati membri ad eliminare progressivamente “ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali” incoraggiando “la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte.” Sarà questo un elemento cruciale nella definizione dell’ordine internazionale che verrà e nella definizione delle relazioni tra Unione Europea e Cina che non possono non basarsi sui principi evocati in apertura: libertà e reciprocità.
Matteo Angioli