Negli ultimi giorni, si è verificato un inasprimento delle tensioni tra Iran e Afghanistan relativamente alla gestione condivisa del fiume Helmand regolata, dal 1973, da un trattato firmato dai due stati (internationalwaterlaw.org)
Si sono riaccese le tensioni tra l’Iran e l’Afghanistan dopo la sparatoria che si è scatenata il fine settimana scorso e ha portato all’uccisione di tre persone. I motivi dello scontro sembrano essere legati ad una disputa sulla condivisione delle acque del fiume Helmand, una fonte essenziale per le popolazioni afghane e iraniane che sono costrette a fare i conti con gli effetti della siccità.
Secondo il trattato bilaterale in vigore dal 1973 tra i due paesi e volto a “rimuovere definitivamente tutte le cause di controversia rispetto alle acque del fiume Helmand”, l’Afghanistan dovrebbe far defluire circa 850 milioni di metri cubi all’anno verso l’Iran. Tuttavia, l’aumento drastico dei livelli di siccità e la carenza di acqua avrebbero impedito all’Afghanistan di fornire la parte concordata. L’Iran, a tale proposito, ha accusato l’Afghanistan di aver violato l’accordo ed esortato, lo scorso 20 maggio, il governo dei talebani a riconoscere il diritto di accesso alle risorse idriche. Dall’altro lato, il ministro degli esteri afghano, Amir Khan Muttaqi, ha sottolineato che il comportamento afgano è conforme a quanto stabilito nel trattato e che le questioni aperte tra i due stati dovrebbero essere risolte attraverso canali diplomatici.
Negli ultimi giorni, in seguito alla sparatoria, sono stati pubblicati alcuni video che mostrano i talebani schierare un convoglio di carmi armati verso il confine con l’Iran.
Federica Donati