Altra grande manifestazione in Messico per la difesa delle istituzioni fondamentali dello stato di diritto. Questa volta, la concentrazione di cittadini si è verificata, su convocazione della società civile, per difendere la Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN), contro la quale si scaglia apertamente e duramente da settimane il presidente populista Andres Manuel Lopez Obrador.
Il Capo di Stato, da tempo in polemica con la corte costituzionale messicana a causa delle numerose pronunce di incostituzionalità che colpiscono disegni di riforma di iniziativa governativa, aveva recentemente lanciato la provocatoria proposta di riformare i meccanismi di nomina della Suprema Corte affinché fosse eletta popolarmente: “solo il popolo può affrontare il potere giudiziario, solo il popolo può portare avanti le riforme”, aveva affermato Lopez Obrador, dopo che la Corte aveva bocciato la riforma elettorale avanzata dal partito Morena.
Gli attacchi alla Suprema Corte si sono fatti sempre più violenti, fino a puntare direttamente alla sua presidente, Norma Lucia Piña, prima donna al vertice della SCJN eletta dagli altri 10 membri dell’organismo. Sulla scorta dell’ultimo duro affronto alla Corte, un gruppo di militanti del partito governativo aveva peraltro inscenato una lugubre manifestazione, con trasporto di bare coi nomi dei giudici costituzionali fino alle porte dell’edificio che ospita la Suprema Corte; alle pareti esterne della sua sede, erano stati affissi cartelloni e drappi con scritte ostili nei confronti dell’organismo.
Ciò ha scatenato la reazione non solo delle opposizioni politiche, ma soprattutto della vitale società civile messicana: è così che una numerosa folla di messicani ha riempito le strade e le piazze del Paese, e soprattutto della capitale, dove al grido di “Norma Piña no està sola” e “la Corte no se toca”, un gruppo di manifestanti anti-governativi è giunto di fronte alla Corte Suprema ed ha fatto sloggiare il picchetto dei simpatizzanti di Lopez Obrador, oltre a darsi da fare per rimuovere i cartelloni affissi nei giorni precedenti contro la presidente dell’organo di giustizia costituzionale.
Andrea Merlo