Alla vigilia del 34esimo anniversario del massacro di piazza Tienanmen del 1989, ad Hong Kong sono state arrestate almeno otto persone che volevano ricordare quella tristemente famosa notte tra il 3 e il 4 giugno quando il regime comunista cinese represse con i carri armati le pacifiche manifestazioni di studenti e lavoratori che chiedevano più democrazia. Tra le persone fermate, come riporta l’Agenzia France Press, anche l’artista Sanmu Chen: stava cantando “Ricorda il 4 giugno! Gente di Hong Kong, non abbiate paura di loro!” quando un agente, dopo avergli gridato di “smetterla di pronunciare parole sediziose”, lo ha caricato su un furgone della polizia e portato via.
In Cina, l’anniversario di Piazza Tienanmen è sempre stato un tabù e l’argomento sempre pesantemente censurato. Hong Kong è stata un’eccezione perché unico luogo della Repubblica Popolare, insieme a Macao, dove per anni è stato possibile ricordare quei tragici fatti grazie al principio “un paese, due sistemi” – eredità del processo di restituzione dell’Isola da parte del Regno Unito nel 1997 – con cui la Cina si impegnava a garantire all’ex protettorato britannico un alto grado di autonomia e libertà almeno sino al 2047.
Ma dopo le proteste del 2014 e i disordini del 2019 e dell’anno successivo, provocati dalla sempre maggior ingerenza politica di Pechino, nel 2020 il parlamento cinese impone a Hong Kong – violando gli accordi sino-britannici – la legge sulla sicurezza nazionale che riduce sensibilmente l’autonomia prevista per l’isola e prevede il carcere a vita per la sedizione e la repressione per ogni forma di dissenso.
Da allora le autorità locali hanno cercato di cancellare ogni traccia della memoria di Tienanmen, definendo inaccettabili le critiche della gran parte della popolazione hongkonghese riguardo alla gestione dei “tumulti politici” del 1989. Sono così state proibite le veglie a lume di candela che ogni anno riunivano migliaia di persone a Victoria Park per ricordare le vittime del regime e il principale organizzatore delle commemorazioni, Alleanza per Hong Kong, è stato costretto allo scioglimento in seguito all’arresto di molti dei suoi dirigenti.
Gli arresti di ieri non stupiscono: in settimana il Governatore di Hong Kong, John Lee, aveva messo in guardia la popolazione sul fatto che la polizia avrebbe perseguito ogni violazione di legge, evitando di rispondere se un’espressione di commemorazione, anche individuale, potesse essere ritenuta illegale o meno.
E non è tutto. I media locali riportano che dagli scaffali delle biblioteche pubbliche sono recentemente “spariti” centinaia di libri e documenti sulla strage di Piazza Tienanmen e sulle proteste pro-democrazia del 2019. Secondo il giornale Ming Pao, oltre il 40% del materiale video e dei libri riguardanti temi politicamente sensibili sarebbe già stato rimosso dalle biblioteche di Hong Kong. La situazione non sarebbe migliore nelle librerie, nonostante quanto affermato dal Governatore dell’Isola che ha tenuto a come il suo governo ha il dovere di promuovere i “valori corretti”: i libri delle biblioteche pubbliche non possono violare la legge e contenere “ideologie malsane”.
E mentre il lento ma inesorabile processo di assorbimento di Hong Kong nella Repubblica Popolare Cinese continua, a Taiwan si terrà un memoriale in Piazza della Libertà a Taipei perché, come ha scritto sui social il vicepresidente William Lai, quanto accaduto a Pechino nel 1989 deve essere discusso e ricordato. E questo dimostra, come sottolinea, “che la democrazia e l’autoritarismo sono le maggiori differenze tra Taiwan e la Cina”.
Claudia Ruggeri