Henrique Capriles Radonski, candidato alle primarie dell’opposizione per il partito Primero Justicia, aggredito violentemente da membri dei collettivi a sostegno della dittatura chavista. Secondo la denuncia pubblica dello stesso Capriles, l’episodio si è registrato mentre il candidato stava svolgendo una manifestazione per le strade di Santa Ines (nello stato di Carabobo, nord del Venezuela), nell’ambito dell’attività politica pianificata in vista delle primarie che l’opposizione dovrebbe tenersi a fine ottobre 2023. Con le primarie, convocate e organizzate da una parte dei movimenti di opposizione alla dittatura di Maduro, si cerca di esprimere un candidato unico che affronti il dittatore al potere dal 2013 alle elezioni presidenziali che sarebbero previste per l’anno prossimo.
Gli episodi di violenza politica sono all’ordine del giorno in Venezuela, fin dall’inizio della cosiddetta “rivoluzione bolivariana” avvita da Hugo Chavez: nelle carceri venezuelane continuano a essere detenuti quasi 300 prigionieri politici e di coscienza (tra cui molti militari), per non parlare della persecuzione alla libera stampa (sostanzialmente annullata nel Paese) e della repressione politica in generale, che ha costretto centinaia di militanti e figure dell’opposizione all’esilio. Ma gli atti di violenza di cui è stato vittima Capriles generano particolare stupore, dal momento che il candidato alle primarie è conosciuto per le sue posizioni tutt’altro che estreme contro il regime: il capo di Primero Justicia infatti è accusato da una parte dell’antichavismo di aver sempre tenuto una postura di compromesso con la dittatura, fin da quando, alle elezioni presidenziali del 2013, non ha invocato la protesta di piazza contro i colossali brogli elettorali con cui Maduro era stato dichiarato vincitore dal Consiglio Nazionale Elettorale compiacente, diretto dalla scomparsa Tibisay Lucena, la grande archiettta per molti anni delle frodi che hanno consentito al chavismo di “vincere” sostanzialmente tutte le contese elettorali fino ad oggi (ad ecccezione delle parlamentari di fine 2015). Unanime è il coro di solidarietà degli altri movimenti di opposizione verso Capriles.
La barbara aggressione appare come la migliore prova della impraticabilità di una contesa elettorale libera e corretta in Venezuela, al punto che molti continuano a ritenere del tutto inutili tanto le primarie quanto la partecipazione dell’opposizione alle presidenziali del 2024: inutili, secondo i più critici, tranne che per il regime, ansioso di recuperare -anche attraverso un’operazione di maquillage politico interno ed elettorale- una piena legittimità internazionale e diplomatica.