Il capo della diplomazia dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha visitato Cuba come tappa di implementazione dell’Accordo di Dialogo Politico e Cooperazione Economica UE-Cuba. E’ la prima volta che Borrell viaggia a Cuba, dove dal settembre 2019 non si vedeva la presenza di un Alto Rappresentante per la Politica Esterna dell’UE (l’ultima volta, era stata Federica Mogherini).
Per il capo della diplomazia europea si è trattato di un viaggio improntato all’approfondimento delle relazioni bilaterali tra l’isola e l’Unione Europea, che Borrel ha ricordato essere il primo partner commerciale di Cuba. E in effetti, focus principale dell’intera visita pare essere stato proprio l’economia, con la promessa di Borrell ci implementare la parte commerciale dell’Accordo UE-Cuba e la promessa di ulteriori fondi per lo sviluppo delle imprese cubane.
La visita ha anche rappresentato l’occasione per ribadire, da parte di Bruxelles, la speranza che Cuba si allontani dalla posizione di Mosca sull’invasione all’Ucraina: “è necessario che il mondo contrasti chi ha invaso un Paese senza motivo, e ha così provocato una destabilizzazione economica di livello mondiale”. Sui diritti umani, tema sul quale molte ONG sia cubane che internazionali avevano chiesto all’Alto Rappresentante di porre l’accento nel dialogo con il regime castrista, solo accenni vaghi (alla consueta “preoccupazione” dell’UE per le condizioni dei manifestanti dell’11J in detenzione) e una promessa: l’invio, a fine 2023, di un Rappresentante Speciale per i diritti umani dell’UE a L’Avana.
La performance diplomatica di Borrell è stata tuttavia criticata da più fronti, come una occasione regalata al regime cubano per approfittare di maggiori e profondi legami con l’UE: Diaz Canel ha infatti ringraziato la visita di Borrel, celebrandola come un “momento storico nelle relazioni di Cuba con l’Europa”.
Critiche piovono su Borrell anche per il mancato rispetto delle indicazioni provenienti dal Parlamento Europeo sulle relazioni tra Bruxelles e L’Avana: l’Europarlamento aveva infatti approvato a fine del 2021 una risoluzione, votata ad amplissima maggioranza, non solo condannava la brutale repressione compiuta dal regime comunista a danno della popolazione civile durante le proteste spontanee dell’11 luglio 2021, ma soprattutto chiedeva agli Stati Membri e all’UE l’imposizione di sanzioni al regime e la sospensione immediata dell’Accordo UE-Cuba. Anche la società civile cubana in esilio insorge: Borrell è accusato di perpetuare un rapporto tra Europa e L’Avana improntato all’ipocrisia e al sostegno di fatto alla macchina repressiva, dal momento che, al sostanziale silenzio sui diritti umani negati nell’isola da più di 60 anni, si accompagna la volontà di continuare un dialogo politico con un regime che non ha intenzione di lasciare il potere, e che anzi gode di sostegno economico da parte dell’UE attraverso meccanismi più volte denunciati dalle ONG di diritti umani come canali che de facto finanziano associazioni manovrate dal regime stesso.
Andrea Merlo