Negli ultimi giorni si sente spesso parlare dei poteri speciali del governo a salvaguardia di società operanti in settori reputati strategici o di interesse nazionale. Ma cos’è la Golden Power e perché è molto sensibile nei confronti della Cina.
Con lo scopo di salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in tali settori, il legislatore italiano ha organicamente riscritto, con il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, la materia dei poteri speciali esercitabili dal governo, anche al fine di aderire alle indicazioni e alle censure sollevate più volte in sede europea. Si tratta, in particolare, di poteri esercitabili nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché di alcuni ambiti di attività definiti di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni: la Golden Power. Nel marzo 2022 la normativa è stata ulteriormente rafforzata anche su altri settori sensibili. Infatti, è andata a regime la norma che estende l’applicazione dei poteri speciali del governo anche sulle acquisizioni di minoranza: così da evitare di ammettere presenze extraeuropee e potenzialmente ostili nelle “stanze dei bottoni”.
Il governo Draghi per la prima volta, nel 2021, ha fatto ricorso alla Golden Power per bloccare l’acquisizione cinese di un’azienda lombarda dei semiconduttori.
Perché proprio la Cina?
Per il Copasir la Cina “rappresenta un avversario strategico”. L’attivismo di Pechino va interpretato criticamente dove si incontra con il perimetro della sicurezza nazionale e la difesa degli interessi strategici dell’Italia: il Comitato ha più volte segnalato la necessità di proteggere le imprese del nostro Paese.
Oggi, qualsiasi impresa può essere obbligata in Cina ad agire nell’interesse del governo, indipendentemente dalla sua proprietà. Queste pratiche inseriscono alla strategia predatoria di Pechino per il dominio globale. Nelle aziende il PCC sta espandendo la sua influenza sulla gestione e sulle decisioni attraverso i comitati interni che guidano le aziende verso gli obiettivi del partito. Questi sforzi stanno iniziando ad influenzare i processi decisionali anche di alcune joint ventures “cinesi-straniere”. Il PCC ha anche ampliato la portata della legge anti-spionaggio contro le compagnie straniere dando al partito maggior forza repressiva.
Un esempio eclatante di interferenza repressiva cinese è stata la coercizione economica contro la Lituania. Nel 2021 lo Stato baltico ha accettato di aprire un nuovo Ufficio di rappresentanza taiwanese. In risposta Pechino ha espulso l’ambasciatore lituano e ha scelto di intensificare la coercizione economica. Un operatore ferroviario statale cinese ha sospeso a tempo indeterminato il collegamento merci tra Cina e Lituania e le autorità cinesi hanno smesso di approvare nuovi permessi per le esportazioni alimentari lituane in Cina. Quando ciò si è rivelato insufficiente per scoraggiare Vilnius, Pechino ha continuato a fare pressioni su multinazionali affinché interrompessero i legami con lo Stato baltico per non essere escluse dal mercato cinese. Al gennaio 2022, i danni all’economia lituana ammontavano “a centinaia di milioni di euro”.
Il Parlamento Europeo ha bloccato nel maggio 2021 la ratifica del nuovo accordo sugli investimenti con la Cina, il CAI. Pechino ha reagito con contromisure molto gravi nei confronti dell’UE applicando anche sanzioni. Sempre il Parlamento Europeo nel 2021 ha adottato una Risoluzione sulla “Nuova strategia UE-Cina”, che traccia la rotta dell’UE verso una rinnovata unione transatlantica. Infine, con la radicale trasformazione delle pratiche di gestione interna dei dati, Xi Jinping sta espandendo l’influenza globale della Cina, isolando i dati cinesi dal mondo e mettendo le società straniere che operano in Cina sotto un vincolo legale, il tutto assorbendo i dati di altri Paesi con mezzi leciti e illeciti.
Riaffermare i principi democratici, del libero mercato e dei diritti universali dell’Uomo è indispensabile e potrebbe essere fatto in brevissimo tempo, tra Paesi che la pensano allo stesso modo, attraverso una “Nato Commerciale” creando, così, il più grande e sicuro blocco commerciale al mondo.
Proprio sul tema il Financial Times in un articolo commenta il caso di una multinazionale italiana impegnata con altra cinese. Si riportano i passaggi più rilevanti.
“Pirelli sta sviluppando microchip per trasmettere informazioni sull’utilizzo degli pneumatici, i requisiti di manutenzione e, potenzialmente, i dati di geolocalizzazione. Persone in stretto contatto tra Pirelli, Sinochem e Roma affermano che l’interferenza del Partito comunista cinese nella gestione è il problema più grande. I documenti forniti all’udienza e visti dal Financial Times mostrano che Pechino ha cercato di assumere un maggiore controllo delle decisioni aziendali e di governance. In una comunicazione interna del 16 settembre scorso, un assistente del direttore generale di Sinochem ha detto ai dirigenti Pirelli di informare Pechino in anticipo di qualsiasi incontro con funzionari stranieri, compresi pensionati e italiani. Ha affermato che qualsiasi evento aziendale o visita che coinvolga funzionari italiani o stranieri dovrebbe essere organizzato direttamente da Pechino. I rappresentanti del Partito Comunista che siedono a Sinochem hanno detto a tutte le società del gruppo, incluse le filiali cinesi di Pirelli, di attenersi alle linee guida volte a “realizzare pienamente il piano d’azione triennale di Xi Jinping per accelerare il moderno sistema imprenditoriale cinese all’interno delle società controllate da Sinochem”. Hanno detto che “la leadership del Partito deve essere esercitata in ogni aspetto della governance aziendale e le principali questioni di gestione, come deciso dal consiglio di amministrazione, devono essere esaminate e discusse” dal comitato interno del partito delle società”
Gabriele e Nicola Iuvinale