Un insolito sciopero dei lavoratori della linea ferroviaria che serve la tratta tra la capitale L’Avana e la città di Artemisa ha sorpreso le autorità del regime e paralizzato per alcune ore il trasporto passeggeri.
Motivo della protesta dei ferrovieri? Non ricevono lo stipendio da almeno due mesi da parte dell’impresa Antillana de Acero che fornisce il servizio ferroviario. Di fronte a questo sciopero spontaneo, fatto del tutto inusuale dell’isola della dittatura socialista, le autorità hanno confermato la sussistenza del disservizio, ma lo hanno attribuito a una non meglio precisata condotta “negligente” da parte dei lavoratori della ferrovia. Qualcosa che, in ogni caso, potrebbe preludere a sanzioni contro gli scioperanti. “L’Unione Ferrovie di Cuba, assieme alle autorità provinciali, hanno creato una commissione per investigare le cause e le condizioni che hanno originato questo spiacevole incidente, e applicare le misure organizzative e disciplinari dovute affinché atti simili non si ripetano”, dichiara infatti in una nota pubblica la Direzione Provinciale per il Trasporto di Artemisa.
In realtà, è ben noto che cosa abbia scatenato l’atto di protesta spontaneo: le insostenibili condizioni socio-economiche di vita a causa di messi di stipendi arretrati, il tutto peraltro nell’ambito di una prolungata crisi generale nell’isola, tra prezzi in aumento, inflazione, scarsità di alimenti e materie prime energetiche e degrado generalizzato di infrastrutture di ogni genere e ambito. A dimostrarlo, sono gli stessi commenti di molti cubani alla nota pubblicata dalle autorità della città nei social network, che solidarizzano massivamente con i lavoratori ferroviari, i cui diritti sociali ed economici vengono violati quotidianamente, così come quelli della popolazione cubana nel complesso. La legislazione cubana, va ricordato, non prevede nemmeno il diritto allo sciopero, e ancorché non sia espressamente proibito, è risaputo che di fatto non sia possibile esercitare tale diritto fondamentale.
Come ha infatti affermato la Commissione Interamericana dei Diritti Umani in un allarmante recente report, si può tranquillamente concludere che a Cuba non sia riconosciuto il diritto di sciopero, e che i diritti legati al lavoro siano sostanzialmente violati a causa della inesistente libertà di associazione sindacale, poiché il settore è monopolizzato dalla Centrale dei Lavoratori Cubani, sindacato unico del castrismo. L’isola della rivoluzione socialista, insomma, è molto lontana dall’essere il paradiso dei diritti sociali.
Andrea Merlo