Oggi il G7 tenutosi a Napoli tra l’8 e il 10 luglio 1994 è ricordato soprattutto per il fragoroso avviso di garanzia che arrivò a Berlusconi, ma quella fu soprattutto una cronaca e una politica italiana.
In realtà quella fu anche la prima occasione in cui la Russia post-comunista e post-sovietica di Boris Eltsin fu inserita nel direttorio mondiale del G7. All’inizio in modo informale: un P8 in cui i leader dei G7 e della Russia si riunivano dopo la conclusione dello stesso G7. Dopo gli appuntamenti di Halifax e Lione, da quello di Denver del 20-22 giugno 1997 la cosa fu formalizzata nel G8, che dal 15 al 17 luglio 2006 si sarebbe tenuto proprio a San Pietroburgo, sotto la presidenza di turno di Vladimir Putin.
I rapporti tra Nato e Russia, in realtà, erano iniziati anche prima. Nel giugno 1990 c’è il “messaggio da Turnberry” spesso ricordato come “il primo passo dell’evoluzione delle moderne relazioni tra Nato e Russia”, anche se allora era ancora Urss. Il mese dopo il Segretario generale della Nato Manfred Wörner visitò Mosca, per discutere della futura cooperazione. La Russia e i paesi occidentali firmarono in quel 1990 il trattato sulle forze armate convenzionali in Europa, nel 1991 i contatti e la cooperazione formale tra Russia e Nato iniziarono nel quadro del Partenariato Euro-Atlantico, e dal 22 giugno 1994 con l’entrata della Russia nel programma PpP furono intensificati. Il 27 maggio 1997, durante un summit Nato a Parigi, la Francia, la Nato e la Russia siglarono il cosiddetto Atto fondatore: un piano d’azione riguardante le future relazioni Nato-Russia, articolato in 5 sezioni principali, e con l’istituzione di un Consiglio Permanente Congiunto come luogo dedicato alle consultazioni, cooperazioni e costruzione di consenso. Nato e Russia affermarono di non vedersi come avversari e che “basandosi sull’impegno intrapreso dai vertici politici, costruiranno insieme una condizione di pace duratura nella zona Euro-Atlantica fondata su principi democratici e di collaborazione in materia di sicurezza”. Malgrado tutte le polemiche successive sulla “Nato che abbaia alle porte della Russia”, in realtà fino al 2014 la Nato ritiene la Russia non un avversario, ma un partner. Addirittura, quando nel 2010 elabora la sua nuova dottrina strategica, la Nato manda una sua delegazione a Mosca, per vedere se andava bene anche ai russi. Nella delegazione c’è anche un italiano. Da ricordare che Anna Politkovskaya era già stata assassinata il 7 ottobre 2006, e che la guerra in Georgia c’era già stata nell’agosto del 2008.
Insomma, in realtà il processo era stato complesso. Ma effettivamente il suo massimo simbolo fu il vertice di Pratica di Mare del 28 maggio 2002, dove capi di Stato e di governo dei 19 paesi membri dell’Alleanza si riunirono con Putin, e Berlusconi poté farsi una foto di grande impatto con lo stesso Putin e George W. Bush. In realtà, appunto, è il secondo momento di una triade di grandi momenti internazionali di cui il primo è appunto il G7 di Napoli e l’ultimo il G8 dell’Aquila dell’8-10 luglio 2009. Ma è quello che più ha rappresentato la speranza di un nuovo clima di pace. Purtroppo poi saltato: e qui diventa materia di dibattitto storico capire cosa non abbia funzionato.
Maurizio Stefanini*
*Roma, 1961. Giornalista e saggista, moglie e due figli, specialista in America Latina