Era il 28 maggio 2002 quando a Pratica di Mare si tenne l’intesa storica tra la Federazione russa e la Nato con la firma della Dichiarazione di Roma che permise di inserire la Russia nei meccanismi decisionali dell’Alleanza atlantica.
Quella storica stretta di mano tra Vladimir Putin e George W. Bush con al centro Silvio Berlusconi fu un vero e proprio capolavoro di diplomazia che mise l’Italia al centro della politica internazionale diventando ponte tra Occidente ed Oriente.
L’accordo di Pratica di Mare mise d’accordo Russia e America in particolare sul contrasto al terrorismo e alla proliferazione delle armi di distruzione di massa.
La diplomazia di Silvio Berlusconi riuscì a colmare un vuoto italiano in politica estera di almeno diciassette anni quando Craxi, nell’ottobre del 1985, sfidò l’America di Ronald Reagan a Sigonella.
Berlusconi fece recitare al nostro paese, dal punto di vista strategico in politica estera, un ruolo di primaria importanza come ha ricordato l’ex premier spagnolo Aznar che in questi giorni ha raccontato come la guerra contro Saddam Hussein nel 2003 fu una decisione comune e di come, Spagna e Italia, considerassero i rapporti atlantici fondamentali per l’Europa e di come senza America non si poteva concepire l’Europa.
Oggi questa eredità in politica estera può essere portata avanti dal Ministro Tajani che, nell’incontro a Washington con il Segretario di Stato Blinken ha ribadito non soltanto il pieno sostegno italiano a Kiev e l’impegno ad operare sul piano militare, economico e politico per arrivare a una «pace giusta», che non premi l’invasore, ma ha sostenuto con forza la necessità di andare verso la creazione di un «consiglio Nato-Ucraina, primo passo per un’integrazione di Kiev nell’Unione Europea.
Da qui si deve partire per portare il nostro paese ad una centralità in politica internazionale spesso dimenticata .
Giovanni Terzi