Se l’attenzione per le manifestazioni in Iran è andata diminuendo, non significa affatto che vi sia minore voglia di libertà e democrazia nella popolazione iraniana, o che si siano attenuate la brutalità del regime e i rischi che esso rappresenta per la sicurezza e l’ordine internazionale.
Per questo è fondamentale non sottovalutare i pericoli posti dall’Iran, che continua a perseguire i suoi interessi approfittando anche dell’aggressione russa all’Ucraina. Aggressione a cui Teheran contribuisce in modo molto grave. Di questo ho parlato ad un dibattito estremamente puntuale organizzato al Parlamento Europeo dall’On. Bonfrisco lo scorso 14 giugno sul sistema bancario iraniano e il suo finanziamento al terrorismo organizzato e alle attività illecite.
L’Iran costituisce sempre più una minaccia globale: proliferazione nucleare, terrorismo, evasione delle sanzioni, strumenti finanziari illeciti.
Mi sembra opportuno ricordare la visione del Presidente Silvio Berlusconi che, nella sua proiezione puramente atlantica, sosteneva l’importanza di un ruolo dell’Europa in Medio Oriente, in primis, per la sicurezza di Israele, nel far progredire il dialogo israelo-palestinese.
Diversamente, però, dai governi precedenti in una prospettiva di sicurezza più concreta, con un occhio particolare sulla vera natura del regime iraniano impegnato nella proliferazione di armi nucleari, negatore dei diritti fondamentali e promulgatore di antisemitismo: uno Stato che vede nella soppressione di Israele la missione sciita nel mondo.
Possiamo finalmente affermare che, anche nel Parlamento italiano è maturata in tutti i lati dell’emiciclo la convinzione di dover reagire, con una radicale sterzata delle politiche nazionali ed europee nelle relazioni con l’Iran.
Il passaggio di una risoluzione del Senato, approvata all’unanimità a marzo scorso sulla condizione delle donne in Iran e sulla repressione delle manifestazioni di protesta non era certo cosa scontata in altre stagioni politiche.
Ulteriore elemento di criticità è rappresentato dal ruolo di Paese aggressore dell’Iran nella crisi in Ucraina, che già registra una forte saldatura operativa tra Russia putinian e Cina comunista. Il regime di Teheran è totalmente “boots on the ground” in questa guerra contro l’Europa.
Non bastava l’iniziale fornitura di droni d’assalto e sistemi missilistici, il regime tramite il suo apparato responsabile per le operazioni esterne, la “Quds Force” del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), ha provveduto a reclutare in tutti gli scenari in cui il regime finanzia e sostiene movimenti e organizzazioni “proxy” nella regione, decine di migliaia di miliziani da affiancare ai reparti della Compagnia Wagner. In più, è stata localizzata a 1000 km da Mosca una mega struttura per la fabbricazione di droni dalla tecnologia iraniana.
In questo scenario drammaticamente preoccupante per la nostra stabilità e sicurezza, si innesta un sistema finanziario e di transazioni petrolifere/energetiche/militari “clandestino” tra Iran, Russia e Cina che, bypassando il sistema di sanzioni che ancora colpisce l’Iran, contribuisce ad alimentare finanziamenti illeciti in rubli e renminbi, nonché ad accrescere le riserve di moneta straniera nel sistema bancario iraniano.
Il problema tocca anche il nostro Paese in quanto alcune banche iraniane legate alla Banca Centrale del regime – sanzionate dal Dipartimento del Tesoro americano – rappresentano la principale via di finanziamento delle attività illecite del governo iraniano e operano anche in Italia.
Ancor oggi, infatti, alcune di esse hanno filiali in Europa (Londra, Parigi, Roma e Francoforte) e sono utilizzate dall’IRGC per finanziare gruppi militanti sciiti iracheni, Hezbollah.
A Roma mantengono sede operativa due banche sanzionate per terrorismo dagli Usa che finanziano direttamente investimenti per lo sviluppo di missili balistici e industrie aerospaziali iraniane.
È per questa serie di motivazioni che l’inserimento dell’IRGC nell’elenco delle organizzazioni terroristiche accrescerebbe enormemente la capacità del sistema legale internazionale, ma anche dei singoli Stati, di perseguire le Guardie della Rivoluzione Islamica non solo per crimini legati al terrorismo, ma anche per riciclaggio.
Al Parlamento italiano si è costituito un Comitato per un Iran Libero che promuove attivamente tale visione, a sostegno del Piano in 10 punti per un Iran democratico ideato dalla Presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza in Iran, Maryam Rajavi, con un appello al quale hanno aderito 307 Parlamentari su 600.
L’auspicio è per una analoga azione anche a livello parlamentare in Europa. Non c’è dubbio che l’attività terroristica del regime avvenga anche attraverso i proxies che ha nella regione, non solo nel Golfo o in Medio Oriente ma fino all’America Latina sempre con Russia, Cina e Iran.
Portare alla ribalta il tema dell’inserimento nella lista delle organizzazioni terroristiche del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica è importante dal punto di vista della connotazione di illegalità anche per le società di comodo che trafficano in armi e offrono sostegno al terrorismo.
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata