I Rohingya – una minoranza etnica musulmana concentrata nello Stato di Rakhine in Myanmar – sono da decenni vittime di violenze, discriminazioni e persecuzioni che li hanno costretti, nell’agosto nel 2017, a fuggire per trovare rifugio nel vicino Bangladesh. UNHCR stima che, in quell’anno, oltre 742.000 Rohingya hanno lasciato il proprio Paese in cerca di salvezza.
Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, afferma che le autorità del Bangladesh negli ultimi giorni stanno costringendo i rifugiati Rohingya, tramite misure ingannevoli e coercitive, a fare rientro in patria. Alcune testimonianze riportano che sono state offerte ingenti somme di denaro nel caso in cui avessero accettato. L’esperto mette in guardia che “le condizioni in Myanmar sono tutt’altro che favorevoli al ritorno sicuro, dignitoso, sostenibile e volontario (…)” ed invita, inoltre, il Bangladesh a sospendere il programma di rimpatrio in quanto questo significherebbe esporre i Rohingya a ulteriori violazioni dei diritti umani. Infine, esorta la comunità internazionale a condannare le violenze e sostenere proattivamente i rifugiati Rohingya tramite misure politiche, economiche e umane affinché possano fare ritorno nel loro paese in sicurezza.
Federica Donati