Ha girato il mondo la storia dei quattro bambini indigeni colombiani che sopravvissuti a un incidente aereo sono stati ritrovato dopo aver trascorso 40 giorni nella giungla. Si è parlato però relativamente poco del fatto che nella storia entrasse di mezzo la dissidenza delle Farc: parte del gruppo armato che ha rifiutato il processo di pace e che continua a combattere contro un governo retto da un presidente di sinistra a sua volta già membro di un gruppo guerrigliero tornato nella legalità, e con nella sa coalizione anche l’ala delle Farc ora partito politico legale. Il padre ha infatti denunciato di avere subito minacce da parte delle Farc dissidenti, e di avere le registrazioni audio delle intimidazioni (infobae.com).
Più precisamente Manuel Miller Ranoque, padre di due dei quattro bambini soccorsi nella giungla di Guaviare e patrigno degli altri, ha denunciato ai media di essere minacciato dal Fronte Carolina Ramírez, che opera nei dipartimenti di Meta, Caquetá, Guaviare e Putumayo. “Ho ricevuto delle minacce. Per loro sono un bersaglio. Io mi conosco tutta la regione”. “So che queste persone spudorate possono iniziare a fare pressioni e non lo permetterò mai. L’unica cosa che vogliono è l’interesse economico e se non accetti quello che dicono sei un nemico”. Secondo lui, i guerriglieri lo stavano cercando a Bogotá.
L’aereo Cesna 206 su cui i quattro viaggiavano si è guastato e si è schiantato nella zona lunedì 1 maggio. I fratelli Mucutuy, Lesly, Soleiny, Tien e Cristin sono riapparsi il 9 giugno dopo aver vagato nella giungla tra Guaviare e Caquetá. Tra membri dell’Esercito Nazionale in uniforme e membri di quella Guardia Indigena che è autogestita dalle autorità indigene canaltrece.com), più di 350 persone, li hanno cercati instancabilmente per 40 giorni, non risparmiando sforzi o scartando qualsiasi alternativa per trovare dove si trovassero i quattro bambini indigeni: dai saperi tradizionali dei gruppi indigeni alle tecniche militari più sofisticate. Luis Acosta, il coordinatore nazionale della Guardia Indigena, ha raccontato a El Tiempo che i bambini sono stati “trovati da una guardia indigena che ha bevuto yagé”, una bevanda spirituale delle popolazioni indigene. Ha anche elogiato l’articolato lavoro con l’Esercito e ha detto che è stata un’esperienza molto bella, in cui sia gli indigeni che i soldati si sono incontrati, condivisi e scambiati conoscenze. I soldati, con Gps e telefoni satellitari. Gli indigeni con “la saggezza ancestrale su come camminare nella giungla”. Acosta ha aggiunto che è stato fondamentale che i bambini fossero cresciuti nella giungla e che la 13enne Lesly, la maggiore, avesse “la capacità spirituale e fisica di resistere e aiutare i suoi fratellini”.
Ma certe capacità sono ricercate anche dalle Farc. Il padre, che ha a sua volta partecipato alla ricerca, l’11 giugno ha appunto denunciato che il gruppo narco-terrorista aveva cercato di reclutare due delle ragazze: la stessa Lesly e anche Soleiny, che ha soli 9 anni (infobae.com). E che temeva per la sua vita proprio in seguito a queste denunce. “Questo stavano pensando. Ho obiettato e mi hanno minacciato. Volevano reclutarli nel momento in cui sono uscito per fare le scartoffie”, ha detto l’uomo, che ha detto di essere stato a Bogotà nel marzo 2023. Inoltre, ha affermato che i dissidenti, secondo la sua versione, stanno facendo pressioni sulla popolazione civile affinché accetti le loro rivendicazioni e accolgano i giovani nelle loro file. “Come ho detto, sta accadendo. Stavano per iniziare a uccidere persone innocenti e lo stanno già facendo”. “Per fare queste lamentele è che mi stanno minacciando. Non sarò mai d’accordo con le FARC perché sono persone che ammettono ragazzi di 14 anni, ragazze di 13 anni. Questa è un’ingiustizia”.
Secondo il padre, questo sarebbe stato il motivo per cui la sua famiglia ha intrapreso il viaggio da Araracuara, in Amazzonia, a San José del Guaviare. Per prima cosa ha lasciato la zona, promettendo di raccogliere abbastanza soldi da mandare a chiamare sua moglie e quattro figli. Li ha mandati, e così hanno preso quel volo quel 1 maggio 2023. Probabilmente la somma era però non troppo cospicua, perché il proprietario del Cesna ha fornito un velivolo “senza benzina, senza olio e senza manutenzione”, come accusa lo stesso Manuel Miller Ranoque. Critiche anche al presidente Petro, che avrebbe cercato di farsi propaganda con la storia.
Maurizio Stefanini