Sei ex leader mondiali si uniscono a Maryam Rajavi per chiedere una nuova politica nei confronti dell’Iran
A seguito della lettera aperta di 117 ex capi di Stato e di governo che introducevano una nuova iniziativa per la politica nel confronti dell’Iran, giovedì 6 dei firmatari della lettera hanno partecipato a una conferenza con la presidente eletta del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, Maryam Rajavi, presso la sede dell’NCRI a Auvers-sur-Oise, in Francia, per annunciare un’iniziativa internazionale per una nuova politica nel confronti dell’Iran, che agisca con fermezza contro la dittatura religiosa e sostenga il diritto del popolo iraniano a rovesciare la dittatura religiosa e a instaurare una repubblica democratica.
Tra i partecipanti: Guy Verhofstadt, già primo ministro del Belgio; Yulia Tymoshenko, già prima ministra dell’Ucraina; Matteo Renzi, già primo ministro dell’Italia; Andrej Kiska, già primo ministro della Slovacchia; Jorge Tuto Quiroga Ramírez, già primo ministro della Bolivia, Jaume Bartumeu Cassany, già primo ministro dell’Andorra;, Hryhoriy Nemyria, già primo ministro dell’Ucraina; Alejo Vidal-Quadras, già vice presidente del Parlamento europeo,e il già europarlamentare Struan Stevenson.
La lettera aperta degli ex leader mondiali è stata inviata ai leader di Canada, UE, Regno Unito e Stati Uniti per sollecitare il sostegno alle proteste in Iran e al piano in 10 punti dell’NCRI per un futuro Iran libero.
Durante la conferenza Maryam Rajavi ha dichiarato: “Il regime clericale iraniano si è impegnato a esportare terrorismo, bellicismo e fondamentalismo religioso oltre i confini dell’Iran. Non è un caso che un numero così elevato di personalità mondiali si sia unito alla vostra iniziativa contro il regime.
Oggi il regime clericale si trova nella sua fase finale. La rivolta iniziata nel settembre 2022 ha dimostrato che il popolo iraniano vuole rovesciare il regime al potere ed è pronto a sacrificarsi per raggiungere questo obiettivo., Dopo 40 anni di lotta delle donne del PMOI, amanti della libertà, e di altre donne combattenti contro questo brutale regime, oggi le donne hanno un ruolo di primo piano nelle rivolte.
La recente rivolta ha anche rivelato che, nonostante le terribili condizioni del popolo iraniano e il crescente malcontento, la tirannia religiosa non ha soluzioni. L’unica via d’uscita del regime è l’intensificazione della repressione, l’esportazione del terrorismo e il bellicismo. Allo stesso tempo, ha aumentato i suoi sforzi per screditare l’opposizione democratica attraverso una campagna di disinformazione sia in Iran che che all’estero.
Il comportamento del regime è il prodotto della politica di appeasement dell’Occidente negli ultimi 40 anni. Ora è il momento di cambiare radicalmente questa politica”.
Il già primo ministro belga Verhofstadt e il già presidente boliviano Quiroga Ramírez hanno denunciato l’attacco ai membri dell’OMPI ad Ashraf da parte del governo albanese, attacco che serve solo gli interessi del regime iraniano.
“Attaccando la diaspora iraniana nel suo Paese, l’Albania si è schierata dalla parte sbagliata della storia” ha affermato Guy Verhofstadt, che ha proseguito: “Il mese scorso il regime iraniano ha giustiziato 4 persone al giorno. Nonostante tutta la violenza dei mullah, c’è un’incredibile resistenza da parte del popolo iraniano che rifiuta qualsiasi forma di dittatura.
L’UE e i nostri partner devono inserire il Corpo delle Guardie rivoluzionarie (IRGC) nella lista delle organizzazioni terroristiche.”
“Il popolo iraniano è determinato a trasformare il proprio Paese in un Paese democratico”, ha concluso il dignitario belga.
La già prima ministra dell’Ucraina Yulia Tymoshenko ha affermato: “Nella nostra lettera aperta, insieme ad altri leader mondiali, abbiamo esortato gli altri Paesi a inserire nella lista nera il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (IRGC) e ad assicurare alla giustizia i funzionari del regime responsabili di crimini contro l’umanità”.
La signora Tymoshenko ha aggiunto: “Ho visto molti valori e obiettivi condivisi nel piano in 10 punti di Maryam Rajavi. Questo è ciò che dovrebbe unire i nostri popoli perché stiamo lottando per la libertà, per i diritti umani, per la giustizia e per la sicurezza dei nostri cittadini e delle persone nei nostri Paesi”.
Tutti e 6 i leader hanno sostenuto con forza il piano in 10 punti di Maryam Rajavi per un futuro Iran libero.
Redazione