Ovviamente, c’è stata una protesta mentre Papa Francesco riceveva il presidente cubano Miguel Díaz-Canel. Nei pressi di Castel Sant’Angelo, un drappello di esuli avvolti nella bandiera cubana e al ritmo di musica caraibica hanno gridato slogan contro la repressione politica, l’esilio forzato e anche la legittimazione del regime da parte del Vaticano.
Va infatti ricordato come non solo la repressione aumenta: Prisoners Defenders ha denunciato che il numero dei prigionieri politici a Cuba è salito a 1.307 e ha ribadito che “tutti sono torturati”, indicando nel suo rapporto mensile che almeno 207 manifestanti delle storiche proteste dell’11 luglio 2021 sono stati condannati a una media di dieci anni “di privazione della libertà ciascuno” (prisonersdefenders). Il regime ha anche appena ricevuto una grave condanna morale, nel momento in cui la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) ha stabilito che la dittatura cubana è responsabile dell’assassinio degli oppositori Oswaldo Payá e Harold Cepero avvenuto nel 2012, causando l’incidente che provocò la tragedia (oas.org).
L’organizzazione ha ritenuto che vi siano “indicazioni serie e sufficienti” per concludere che agenti statali cubani abbiano partecipato alla morte degli oppositori. “Di conseguenza, la Cidh conclude che lo Stato (cubano) è responsabile della violazione del diritto stabilito nell’articolo I della Dichiarazione americana (dei diritti dell’uomo) a danno di Oswaldo Payá e Harold Cepero”, sottolinea l’organizzazione del sistema Inter-American in un rapporto sul caso.
Dopo la decisione, Ofelia Acevedo, vedova di Payá, ha assicurato che “quel pomeriggio di luglio, dopo aver ricevuto la tragica notizia, il mio cuore ha subito riconosciuto la verità che questa Commissione ribadisce oggi: i Castro hanno finalmente messo in atto le loro minacce omicide. Tuttavia, non sono riusciti a porre fine all’eredità di Oswaldo. Le lezioni di mio marito ci costringono a guardare con ottimismo al futuro ea capire che abbiamo il potere di superare le nostre circostanze. La strada per la liberazione è già stata tracciata per Cuba: la Strada del Popolo”. Da parte sua, la figlia di Payá, Rosa María Payá, ha assicurato: “niente può compensarci, ma ora siamo più vicini alla giustizia che verrà per tutti i cubani quando il tuo sogno di libertà sarà realizzato, papà”. La prima delle raccomandazioni del rapporto è che Cuba adotti “misure finanziarie di compensazione e soddisfazione” per le vittime delle violazioni dei diritti umani commesse in questo caso, che sono le famiglie degli oppositori e il politico spagnolo Ángel Carromero.
Secondo la versione delle autorità cubane, Payá e Cepero sono morti in un incidente subito mentre viaggiavano su un veicolo guidato dal politico spagnolo Ángel Carromero su un’autostrada a Cuba il 22 luglio 2012, ma le famiglie di entrambi hanno denunciato dal cominciando dal fatto che si è trattato di un “attacco” e hanno citato in giudizio lo Stato di Cuba davanti alla Cidh nel 2013. La Iachr ha inoltre ritenuto che la detenzione di Carromero, dirigente de giovani popolari spagnoli accusato dalle autorità cubane dell’”incidente”, fosse “illegale e arbitraria” e, di conseguenza, “lo Stato è responsabile della violazione del diritto stabilito dall’articolo XXV della Dichiarazione americana”.
Carromero, che ha scontato la maggior parte della sua pena in Spagna grazie a un accordo tra governi, ha dichiarato in un’udienza davanti alla Cidh nel 2021 che un’auto con agenti di sicurezza cubani li ha seguiti durante il viaggio e a un certo punto ha speronato il veicolo che stava guidando, facendogli perdere il controllo. Secondo la Iachr, nel caso di Payá sono stati violati undici articoli della Dichiarazione americana dei diritti dell’uomo, in quello di Cepero sei e in quello di Carromero tre, secondo la sentenza. Inoltre, le famiglie di Payá e Cepero hanno subito violazioni di tre degli articoli della dichiarazione.
La sentenza include alla fine un elenco di raccomandazioni, di cui la prima è quella di “riparare in modo completo per le violazioni dei diritti umani dichiarate in questo rapporto, sia materiali che immateriali”. Inoltre, “deve diffondere le conclusioni e le raccomandazioni di questo rapporto attraverso gli stessi mezzi di comunicazione ufficiali in cui si è fatto riferimento ai fatti del caso e generare le condizioni per il ritorno di tutte le persone che, in conseguenza del fatti, sono stati costretti a ricostruire i loro progetti di vita in altri luoghi, quando lo desiderano”. Infine, ha esortato la dittatura cubana ad “avviare un’indagine nella giurisdizione penale ordinaria in modo diligente, efficace ed entro un termine ragionevole al fine di chiarire pienamente i fatti, identificare tutte le possibili responsabilità e imporre le relative sanzioni rispetto alle violazioni dei diritti umani dichiarate in questo rapporto”.
Maurizio Stefanini