“I livelli record di coltivazioni illecite in Colombia rimangono una minaccia per gli Stati Uniti che deve essere affrontata con tutti gli strumenti disponibili”; parola di Rahul Gupta, direttore dell’Ufficio della Politica Nazionale per il Controllo sulle Droghe (ONDCP) statunitense.
L’occasione per un quadro sullo stato attuale delle relazioni con la Colombia, primo produttore mondiale di cocaina, e gli Stati Uniti dal punto di vista della lotta al narcotraffico, è stata offerta all’alto funzionario da una recente conferenza tenutasi presso il prestigioso think tank americano Center for Strategic International Studies – CSIS, dal titolo “Il futuro della strategia antinarcotici in USA”.
All’evento, una sorta di conversazione-intervista a Gupta, ha precisato che “con la Colombia abbiamo una relazione di cooperazione storica. Allo stesso tempo stiamo rivedendo l’intero spettro della cooperazione che comprende l’eradicazione, l’interdizione e lo sviluppo alternativo, perché tutti questi sono strumenti necessari. È importante, ad esempio, dare alla popolazione del Paese la possibilità di abbandonare la coltivazione con programmi quali l’attribuzione di titoli di proprietà e lo sviluppo alternativo. Ma i livelli record di coltivazione sono una minaccia non solo per gli Stati Uniti, ma anche per altri Paesi”.
Da molte parti, sia in Colombia che negli Stati Uniti, vi è preoccupazione per la politica intrapresa dalla presidenza Petro, al potere dall’agosto dell’anno scorso. In pochi mesi, il neopresidente ha introdotto significative novità nella politica colombiana in tema di coltivazioni illecite, novità che secondo i critici hanno già come effetto un sensibile aumento delle aree coltivate e della produzione netta finale. Stranamente, quest’anno gli uffici competenti in materia all’interno della complessa macchina esecutiva americana non hanno ancora fornito le stime riguardanti gli ettari coltivati a coca in Colombia (così come in altri Paesi latinoamericani), ma c’è chi scommette che quest’anno potrebbe chiudersi molto al di sopra dei 300mila ettari, cifra che segnerebbe un record storico ed un trend in crescita esponenziale.
La Casa Bianca, attraverso le sue articolazioni, per ora non ha scelto un approccio assertivo nel dialogo con il nuovo inquilino del palazzo presidenziale a Bogotà in tema di narcotraffico, ma forse alcune preoccupazioni stanno emergendo: difficile non leggere, tra le parole di Gupta, il segnale di qualche fibrillazione da parte di settori dell’amministrazione Biden. Soprattutto, il riferimento alle condizioni di sicurezza come precondizione necessaria per una efficace strategia di diminuzione delle coltivazioni pare mirare dritto ad uno dei principali problemi che si stanno evidenziando nel Paese sudamericano. Molte sono le testimonianze di un deterioramento della sicurezza generale, in particolare proprio in Dipartimenti in qui profondo è l’intreccio tra presenza di gruppi criminali organizzati (guerriglie e paramilitari in primis) e la coltivazione di coca.
A dimostrazione poi della propensione del narcotraffico ad adattarsi a nuove rotte e nuove sostanze, l’alto funzionario USA ha più volte fatto riferimento durante la conferenza alla rapida diffusione del fentanil, sostanza sintetica la cui catena di produzione, raffinazione e trasporto verso i mercati di consumo inizierebbe dalla Repubblica Popolare Cinese, per passare attraverso alcuni Paesi latinoamericani e terminare il suo viaggio nelle piazze dello spaccio nordamericane.
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Il video integrale della conferenza: The Future of U.S. Counter-Narcotics Strategy: A Conversation with Dr. Rahul Gupta
Andrea Merlo