Il governo degli Stati Uniti, l’Unione europea e l’Organizzazione degli Stati americani hanno espresso questa domenica la loro preoccupazione dopo che la più alta corte guatemalteca ha sospeso la pubblicazione dei risultati del primo turno delle elezioni presidenziali per controllare su possibili brogli (bbc.com). Il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha messo in guardia dai “tentativi di alcuni” di interferire nel risultato del voto di domenica scorsa, e ha affermato che il popolo del Guatemala ha il diritto di scegliere i propri leader in elezioni libere ed eque. Ha aggiunto che la messa in discussione delle elezioni rappresenta “una seria minaccia per la democrazia”. Da parte sua, la Missione di Osservazione Elettorale dell’Unione Europea ha ribadito “che le istituzioni giudiziarie ei partiti devono rispettare la volontà dei cittadini espressa nelle elezioni” su quali saranno i candidati che si sfideranno al ballottaggio.
Le organizzazioni internazionali di osservazione elettorale hanno evidenziato che il processo elettorale si è svolto in conformità con le leggi del paese. L’OSA, una delle organizzazioni che ha monitorato la giornata del 25 giugno, ha richiamato “i poteri dello Stato a rispettare l’integrità del processo elettorale” e le conclusioni raggiunte sia dall’autorità elettorale sia dalle missioni internazionali di osservazione. “Rispettare la voce del popolo attraverso il voto è essenziale per mantenere la piena fiducia dei cittadini e della comunità internazionale nel voto”, ha aggiunto l’organizzazione regionale in una nota.
Erano Sandra Torres Casanova e Bernardo Arévalo de León i due candidati che il 20 agosto si erano qualificati per il ballottaggio delle presidenziali in Guatemala. Non c’è una grandissima differenza ideologica, dal momento che entrambi possono essere definiti come socialdemocratici, ed entrambi sono imparentati con presidenti del passato. Ma il risultato è comunque non solo a sorpresa, ma rappresenta un preciso segnale di reazione dell’elettorato contro una involuzione autoritaria che non era ancora ai livelli di altri Paesi della regione, ma era comunque preoccupante.
Comunque, è stato un voto quanto mai frammentato. Sandra Torres Casanova, 67 anni, della Unión Nacional de la Esperanza (Une), è arrivata prima col 20,88% dei voti (youtube.com). Fu moglie di Álvaro Colom Caballeros, presidente dal 2008 al 2012, e morto a gennaio. Nel 2011 i due divorziarono apposta per poter far presentare lei malgrado il divieto di candidare parenti di presidenti uscenti, ma la candidatura fu cassata lo stesso. Poté in compenso correre nel 2015 e nel 2019, e entrambe le volte è arrivata al ballottaggio, per poi perdere: prima contro il comico Jimmy Morales, poi contro il presidente uscente Alejandro Gianmattei. “Sono molto grata, prima a Dio e poi alle persone che ci hanno sempre sostenuto e sostenuto”, ha commentato, promettendo “vinceremo noi, contro chiunque sia”. “Dammi il beneficio (del dubbio), ricorda che hanno dato il loro voto a tre presidenti che hanno governato negli ultimi dodici anni e li hanno delusi”, ha pure detto durante un recente comizio.
Il suo partito è molto forte nelle aree rurali e indigene, anche perché Colom riusciva a essere allo stesso tempo leader politico, industriale tessile e sciamano maya. A sua volta Laura Torres, laureata in scienze della comunicazione, fino al 2015 ha diretto diverse aziende di abbigliamento e produzione tessile appartenenti alla sua famiglia. Nata a Petén, dipartimento situato nell’estremo nord del Guatemala, tra Messico e Belize, sua madre Teresa Casanova fu un famoso sindaco della sua città natale, Melchor de Mencos, tra il 1996 e il 2008. Nel settembre 2019 era stata arrestata con l’accusa di aver utilizzato per la sua campagna del 2015 5,9 milioni di quetzales ($ 700.000) non segnalati. Ma nel 2022 è stata scagionata per mancanza di prove.
Il suo candidato alla vicepresidenza è un pastore evangelico, benché in teoria sia vietato ai religiosi candidarsi. La Torres è comunque popolare perché durante i suoi anni da first lady si è distinta per il suo impegno nei programmi sociali in un ruolo di grande rilievo. In pratica, aveva una posizione di potere abbastanza forte, persino superiore a quella dello stesso vicepresidente. Il noto giornalista guatemalteco Juan Luis Font alla Bbc la ha definita “un trasformatore in Guatemala perché, per la prima volta, ha costretto lo Stato ad assumere un ruolo effettivo nei programmi di lotta alla povertà attraverso trasferimenti condizionati, l’apertura di cucine di solidarietà e altri programmi efficaci”. Oltre a riportare quei programmi sociali, Torres ha promesso in campagna la metà del salario minimo per le ragazze madri, eliminando l’Iva dal paniere di base ed emulando anche la strategia di sicurezza di Bukele in El Salvador, con il quale ha assicurato che avrebbe firmato “accordi bilaterali” Dice pure che vuole “intervenire” e “militarizzare” le carceri, facendone costruire altre di massima sicurezza. Contraria a un possibile ritorno della Commissione internazionale contro l’impunità (Cicig) (cicig.org), che ha combattuto la corruzione nel Paese per più di un decennio e ha incarcerato leader di alto profilo, la Torres concentra però soprattutto nelle aree urbane anche un’ampia percentuale di persone che preferirebbero votare per chiunque piuttosto che per lei.
Al secondo posto Bernardo Arévalo de León, di un partito Semilla (= Seme) nato dalle proteste che hanno scosso il Paese nel 2015, è arrivato all’15,61% (youtube). E questa è stata una grande sorpresa, visto che i sondaggi non lo davano più di settimo. Ma invece ha avuto un grande successo nelle aree urbane. Questo risultato è interpretato dagli analisti come una punizione per la “vecchia politica” e un rifiuto dell’attuale sistema politico: come un voto nullo arrivato al 17,3%, e che sarebbe la prima opzione politica (espressa non in rapporto ai voti espressi ma a tutti la percentuale della Torres scenderebbe al 15,88). Senza contrare il 40% di non votanti. “Zio Bernie”, come lo chiamano i suoi sostenitori, è comunque il figlio di Juan José Arévalo: il presidente della rivoluzione del 1944 che governò fino al 1951, cercando di portare il New Deal in Guatemala. Suo successore fu quello Jacobo Árbenz che nel 1954 fu rovesciato da un golpe della Cia soggetto di un recente romanzo di Vargas Llosa (Tempi duri). 65 anni, sociologo, già ministro degli Esteri e ambasciatore, “Zio Bernie” è infatti nato a Montevideo, dove suo padre era in esilio. Ha come una delle sue principali bandiere la lotta alla corruzione nello Stato – difende la creazione di un Sistema nazionale anticorruzione – e loda il lavoro della Cicig, la cui partenza nel 2019 per decisione dell’ex presidente Morales è stata a suo parere sbagliata.
Arévalo è diventato popolare guidando proteste contro la corruzione e si considera di sinistra, ma ha preso posizioni molto forti sia contro Ortega e Maduro, sia contro Putin, criticando il governo per non aver adottato sanzioni dopo l’attacco all’Ucraina. Va detto che in questa corruzione guatemalteca Putin ha avuto un suo ruolo. L’ultimo governo, ad esempio, è stato coinvolto in un grave scandalo per l’acquisto di vaccini russi troppo cari, con soldi pubblici che nessuno ha contabilizzato, e in lotti che non sono poi mai arrivati in Guatemala.
Arévalo accusa poi gli ultimi tre governi guatemaltechi di aver ridotto gli spazi di democrazia e promosso misure autoritarie nel Paese. È stato anche uno dei pochi aspiranti presidenziali ad essere pubblicamente critico nei confronti della recente criminalizzazione di pubblici ministeri, giudici e giornalisti finiti in prigione o in esilio. Altre sue proposte passano attraverso il controllo delle carceri e il rafforzamento della Polizia Civile Nazionale in termini di sicurezza, generando occupazione attraverso la costruzione di strade e infrastrutture con investimenti pubblici, l’avvio di oltre 400 nuovi presidi sanitari e la concessione di borse di studio per studenti.
Il 10,37% è poi andato all’avvocato Manuel Conde, del partito al governo Vamos (= Andiamo). Quarto con il 9,63 Armando Castillo, del partito di destra Visión con Valore (Viva). Quinto con l’8,89% Edmond Mulet del partito centrista Cabal (= Esatto), ex-diplomatico all’Onu che stando ai sondaggi poteva essere uno dei candidati di ballottaggio. Sesta con l’8,69% Zury Mayté Ríos Sosa, figlia di quel generale Efraín Ríos Montt che fu dittatore del Guatemala tra 1982 e 1983 (rendendosi colpevole di gravi repressioni dei diritti umani) e che era data anche lui dai sondaggi come possibile al ballottaggio. Settimo con il 5,70% Manuel Villacorta: scrittore, politologo, già ambasciatore in Israele e già candidato alla vicepresidente con la Nobel per la Pace indigena Rigoberta Menchú, E poi altri 15 candidati. 16 saranno anche i partiti rappresentati al Congresso. Il partito di Conde e di Gianmattei avrà 39 deputati su 160, quello di Sandra Torres 28, quello di Arévalo 23, quello di Mulet 18, quello di Zury Mayté Ríos Sosa 12, quello di Castillo 11. Insomma, chiunque vinca avrà problemi per far passare leggi. Ma questo di sistemi presidenziali con parlamenti frammentati o comunque presidenti senza maggioranza è un dato comune a tutto il Continente, Biden compreso.
Ma, a parte ciò, un altro dato inquietante della regione è, come si ricordava, una marcata tendenza alla involuzione autoritaria in molte situazioni. Le più marcate con governi che si proclamano di sinistra: in particolare in Venezuela e in Nicaragua, oltre al residuo di socialismo reale di Cuba; ma anche in Bolivia. Però si sono visti pericoli del genere anche con governi di differente colore, come l’El Salvador e appunto il Guatemala. Ben tre candidati con alte possibilità nei sondaggi si sono infatti visti impedire la candidatura: l’imprenditore agricolo Carlos Pineda e il figlio di un presidente Roberto Arzú sul centro-destra; la attivista indigena Thelma Cabrera a sinistra. A fine maggio l’Unione Europea, che ha inviato una missione speciale di osservatori, ha espresso preoccupazione per la trasparenza delle elezioni. Nel giugno 2021 l’Ufficio del procuratore speciale contro l’impunità (Feci) stava indagando sul presidente per due possibili tangenti da un milione di dollari: una consegnata da russi che cercavano di espandere il loro sfruttamento di nichel e altri metalli in Guatemala; un’altra da un ex ministro del governo . Consuelo Porras, procuratore generale e alleata politica del presidente, chiuse i casi e perseguitò gli inquirenti che, dalla Feci, si addentravano nelle vicende di Giammattei. Oggi sono in esilio almeno sei giornalisti guatemaltechi, come il corrispondente Mendoza, e una ventina di operatori della giustizia. Il 14 giugno José Rubén Zamora, il giornalista più influente del Guatemala, è stato condannato a sei anni di carcere per un caso di presunto riciclaggio che il Il Pubblico Ministero non è riuscito a dimostrare (youtube.com).
Dopo lo scrutinio nove partiti politici, tra cui quello della Torres e quello presidente uscente Alejandro Giammattei, hanno contestato i risultati di alcuni sondaggi, sostenendo che vi fossero prove di brogli a favore di Arévalo. La Corte Costituzionale, la più alta corte del Paese, ha ordinatosabato al Tribunale Supremo Elettorale di sospendere temporaneamente l’ufficialità dei risultati del 25 giugno fino alla revisione delle schede per il primo turno. Il tribunale ha annunciato che si atterrà all’ordine della Corte costituzionale e non ufficializzerà i risultati del primo turno fino a quando non sarà rivisto il verbale, sebbene continui a difendere che il processo “è stato svolto come stabilito dalla legge elettorale”. Arévalo ha detto che chiederà di annullare la decisione del tribunale, che ha definito priva di base giuridica e pericolosa per il processo elettorale. “Non possiamo permettere che gli stessi vecchi partiti, frustrati e delusi dai loro scarsi risultati al primo turno, infangano e mettano in discussione la libera decisione di migliaia di uomini e donne guatemaltechi che hanno votato per un futuro diverso”, ha detto in un video sui social network (facebook.com).
Maurizio Stefanini