La delegazione Usa al Free Iran World Summit 2023 (ncr-iran.org) ha avuto la caratteristica di essere non solo bipartisan, con esponenti sia repubblicani che democratici; ma anche non limitata a esponenti politici.
Louis Joseph Freeh, classe 1950, avvocato ed ex giudice, è stato ad esempio il quinto direttore del Federal Bureau of Investigation dal settembre 1993 al giugno 2001. Cioè sotto il democratico Bill Clinton, pur essendo repubblicano. Laureato alla Rutgers University e alla New York University School of Law, Freeh ha iniziato la sua carriera come agente speciale nell’Fbi, e in seguito è stato assistente del procuratore degli Stati Uniti e giudice distrettuale degli Stati Uniti presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York. Ora è avvocato e consulente nel settore privato.
“Signora Rajavi, siamo al suo fianco per molte, molte ragioni. Ma sappia che lei è stata per noi un eroe, un’ispirazione e un motivo per agire e combattere. La ringraziamo tanto”, è stato il suo saluto. “Il regime è un po’ come, nella mia esperienza di procuratore, quello che chiamavamo un’impresa criminale continua. Ed è gestito da gangster. E hanno le loro regole. Ma a un certo punto quell’impresa crolla e crolla sotto il peso della sua stessa malvagità, in particolare qui perché il regime ha perso la fiducia della fiducia politica, economica e morale del popolo iraniano”.
“Sono anche cittadino italiano”, tiene a ricordarci. “Mia madre era italiana. Di Mirabella Eclano, vicino Napoli. Così sono mezzo italiano”. Ha acquisito la cittadinanza italiana il 29 ottobre 2009.
“Abbiamo sostenuto questa organizzazione per circa probabilmente 15 anni. Siamo venuti qui per mandare un messaggio ai nostri governi: appoggiare questa opposizione e non fare un altro accordo con il regime iraniano, che non funzionerebbe”..
Le altre delegazioni sono politiche. La vostra è mista. Come mai?
Ci sono militari, politici, giudici. Noi sentiamo che la lotta per la libertà è un forte valore americano, ma anche un valore iraniano molto forte. Così speriamo in loro, perché il piano in 10 punti di Madam Rajavi rappresenta veramente l’alternativa al regime dell’Iran. Quel che vi s può leggere è molto simile a quel che si può leggere nella nostra Costituzione, e corrisponde all’essenza dei valori americani.
È stata una delegazione molto bipartisan…
Sì, estremamente bipartisan. C’è il senatore Liberman e c’è il senatore Torricelli, che sono democratici. C’è gente di ogni partito r questa è veramente una linea che unisce i differenti partiti politici una questione di libertà.
Qual è una possibile agenda per avanzare nel dossier iraniano?
Uno dei problemi principali da fronteggiare sono le informazioni fake che il regime ha sparso attorno al Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana e ai Mujhaeddin del Popolo. Comunisti, fanatici religiosi, terroristi…. Una cosa che abbiamo il dovere di fare è correggere questa immagine.
Quanto è vicino il regime change? Credo che nessuno può predirlo. Dieci giorni fa nessuno avrebbe potuto prevedere i soldati della Wagner che marciano verso Mosca. Il regime iraniano è comunque in una posizione molto debole, perché la maggioranza degli iraniani non ha fiducia in loro e non crede in loro. Il regime sopravvive attraverso oppressione, disinformazione e tortura. Ciò non significa che non possa scomparire, ma non è prevedibile quando. È una organizzazione criminale che può collassare perché la gente si muove- Nessuno può predire quando, ma si tratta di uno Stato molto debole.
Maurizio Stefanini