700.000 bambini ucraini deportati, migliaia di civili detenuti, almeno 77 giustiziati dai russi con esecuzioni sommarie. Viene da varie fonti il bilancio di quello che sta comportando l’invasione russa per gli abitanti dei territori occupati. Nel primo caso, è addirittura il governo di Mosca a dare la cifra. Che la Russia abbia portato circa 700.000 bambini dalle zone di conflitto in Ucraina nel territorio russo lo ha infatti reso noto la sera del 2 luglio Grigory Karasin: capo del comitato internazionale di quel Consiglio della Federazione, che è la camera alta del parlamento russo (reuters.com).
“Negli ultimi anni, 700.000 bambini hanno trovato rifugio da noi, fuggendo dai bombardamenti e dai bombardamenti delle aree di conflitto in Ucraina”, ha scritto sul suo canale di messaggistica Telegram. Mosca sostiene che questo programma per portare i bambini dall’Ucraina nel territorio russo ha il fine di proteggere gli orfani e i bambini abbandonati nella zona del conflitto, ma l’Ucraina denuncia che molti bambini sono stati deportati illegalmente e gli Stati Uniti precisano che migliaia di bambini sono stati allontanati con la forza dalle loro case.
La maggior parte di questo movimento di persone e bambini si è verificato nei primi mesi di guerra, e prima che l’Ucraina iniziasse la sua grande controffensiva per riconquistare i territori occupati a est e a sud alla fine di agosto.
La cifra è molto superiore a quelle avanzate dall’Occidente o addirittura dall’Ucraina. Nel luglio 2022, gli Stati Uniti hanno stimato che la Russia avesse “deportato con la forza” 260.000 bambini, mentre il ministero ucraino per l’integrazione dei territori occupati ha affermato che a marzo 19.492 bambini ucraini erano all’epoca considerati deportati illegalmente. L’ufficio del pubblico ministero ucraino il 30 giugno ha notificato a un politico russo e due ucraini di essere sotto indagine per la presunta deportazione di dozzine di orfani dall’Oblast di Kherson. Da marzo Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova, il Commissario per l’infanzia della Federazione Russa, sono nel mirino di un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale che li accusa di crimini di guerra per la deportazione illegale di centinaia di bambini ucraini in Russia.
È stata invece una inchiesta di Associated Press ( apnews.com) a rivelare che migliaia di civili ucraini sono detenuti in tutta la Russia e nei territori ucraini che occupa, in strutture che vanno dalle nuove ali delle prigioni russe a umidi scantinati. La maggior parte secondo la legge russa non ha uno status (apnews.com), ma la Russia prevede di trattenerne altre migliaia. Un documento del governo russo ottenuto dall’Associated Press risalente a gennaio delineava i piani per creare 25 nuove colonie penali e altri sei centri di detenzione nell’Ucraina occupata entro il 2026. Inoltre, Putin ha firmato a maggio un decreto che consente alla Russia di inviare persone dai territori con legge marziale, che comprende tutta l’Ucraina occupata, a quelli senza, come la Russia. Ciò facilita la deportazione a tempo indeterminato in Russia di ucraini che resistono all’occupazione russa, avvenuta in più casi documentati dall’Ap.
Molti civili sono detenuti per presunte trasgressioni minori come parlare ucraino o semplicemente essere un giovane in una regione occupata, e spesso sono detenuti senza accusa. Altri sono accusati di essere terroristi, combattenti o persone che “si oppongono all’operazione militare speciale”. Centinaia sono usati come schiavi dall’esercito russo per scavare trincee e altre fortificazioni, oltre a fosse comuni.
Ex prigionieri che Ap è riuscita a intervistare hanno raccontato di trasferimenti multipli presso varie strutture, dove sono stati sottoposti a torture regolari o hanno assistito a uccisioni. I detenuti sono stati trattenuti per giorni o settimane, ma ci sono stati casi di persone scomparse per oltre un anno. Scenari simili erano stati evidenziati anche da un’inchiesta condotta dal sito indipendente russo Meduza (meduza.io). Anche le Nazioni Unite (ohchr.org) e l’Osce (osce.org) hanno documentato il ricorso sistematico alla tortura, così come a deportazioni, trasferimenti forzati ed esecuzioni sommarie.
“I civili ucraini si sono svegliati molto prima dell’alba nel freddo pungente, si sono messi in fila per l’unica toilette e sono stati caricati sotto la minaccia delle armi nel rimorchio per il bestiame. Hanno trascorso le successive 12 ore o più a scavare trincee in prima linea per i soldati russi. Molti sono stati costretti a indossare uniformi militari russe troppo grandi che potevano renderli un bersaglio, e un ex amministratore cittadino arrancava con stivali di cinque taglie in più. […] Nelle vicinanze, nella regione occupata di Zaporizhzhia, altri civili ucraini scavavano fosse comuni nel terreno ghiacciato per i compagni di prigionia che non erano sopravvissuti. Un uomo che si è rifiutato di scavare è stato fucilato sul posto – un altro corpo per la fossa”.
Viktoriia Andrusha, insegnante di matematica alle elementari, ha raccontato ad Ap di essere stata sequestrata dalle truppe russe il 25 marzo dello scorso anno. I soldati, dopo aver saccheggiato la sua casa dei suoi genitori a Chernihiv, le hanno trovato nel cellulare foto di veicoli militari russi. Dopo essere stata prelevata, tre giorni dopo è finita in una prigione in Russia, dove le hanno detto che l’Ucraina era caduta e che nessuno voleva indietro i civili. Andrusha riferisce di essere stata torturata più volte durante la detenzione, così come altri prigionieri. Percosse a mani nude, o con manganelli di legno, metallo e gomma. A volte gli uomini in nero hanno usato sacchetti di plastica per soffocare. Le torture sono avvenute nei corridoi, o in stanze dove la televisione trasmetteva propaganda russa. I prigionieri erano costretti a memorizzare e cantare canzoni patriottiche russe, oltre all’inno nazionale.
Ap ha intervistato in totale 20 ex detenuti, ex prigionieri di guerra, le famiglie di più di una dozzina di civili incarcerati, due funzionari dei servizi segreti ucraini e un negoziatore del governo. Le interviste sono state confrontate con immagini satellitari, post sui social media, documenti governativi e lettere della Croce Rossa, confermando così come il sistema di detenzione e abusi sia portato avanti in maniera sistematica, in violazione della Convenzione di Ginevra.
Grazie ai dati raccolti in collaborazione con l’organizzazione ucraina Media Initiative for Human Rights e il gruppo russo Gulagu.net, sono stati mappati almeno 40 centri di detenzione tra Russia e Bielorussia, a cui si aggiungono 63 strutture di fortuna presenti nei territori occupati in Ucraina. Alcune strutture ospitano anche prigionieri russi. Non è possibile conoscere il numero esatto di civili detenuti, trattandosi di un sistema di detenzione che opera in una vera e propria zona grigia. Il governo ucraino ha potuto confermare i dettagli di mille civili contro cui sono state formulate accuse, ma stima che il numero reale potrebbe essere di 10.000 civili detenuti. Il fondatore di Gulagu.net, l’attivista russo Vladimir Osechkin, è convinto che potrebbero essere circa 4000.
Le 77 esecuzioni sommarie di civili detenuti arbitrariamente dai russi nelle zone occupate risulta invece da un rapporto dell’alto commissario per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, in cui si dà conto anche di 864 casi di detenzione arbitraria e si denuncia che “le forze armate russe, le forze dell’ordine e le autorità penitenziarie si sono lasciate andare ad atti di tortura e di maltrattamenti generalizzati contro i detenuti civili” (youtube.com). Secondo il report, delle 77 persone giustiziate, 72 erano uomini e 5 donne, mentre altri due detenuti sono morti per torture, condizioni di detenzione inumane e cure negate.
Maurizio Stefanini