Accolta dai rappresentanti del Parlamento italiano in modo importante, Maryam Rajavi leader della resistenza iraniana racconta quale è il progetto democratico e le sue speranze in un Iran democratico.
Cosa ne pensa del suo viaggio in Italia?
Innanzitutto apprezzo l’ospitalità del popolo italiano e dei suoi politici. Gli eletti di questo Paese hanno capito molto bene negli anni che il Medio Oriente e il mondo non vedranno la pace finché esisterà regime iraniano. D’altra parte, i parlamentari italiani hanno sperimentato da vicino la Resistenza Iraniana e sono giunti alla convinzione che il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana offre una seria alternativa e che il suo programma può portare l’Iran alla democrazia e la Regione e il mondo a intraprendere un grande passo avanti verso la pace e la tranquillità. I nostri amici in Italia hanno appreso che l’organizzazione dei Mojahedin del popolo ha combattuto per 58 anni contro due dittature per raggiungere la democrazia e ha pagato qualunque prezzo necessario per la libertà.
Prima di questo viaggio, avevamo il sostegno trasversale della maggioranza dei rappresentanti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica italiano alla rivolta in Iran e alla resistenza organizzata per instaurare una Repubblica democratica. Il sostegno della maggioranza del Parlamento italiano Faceva parte del sostegno di 3.600 parlamentari di tutto il mondo, che includendo la maggioranza della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, entrambe le Camere d’Inghilterra e l’Assemblea nazionale francese, Hanno sottolineato il diritto del popolo iraniano di ripudiare la dittatura monarchica e quella teocratica e la necessità di adottare una politica ferma contro il regime iraniano, inserendo nella lista dei gruppi terroristici il Corpo dei pasdaran e ritenendo i mullà responsabili dei crimini commessi e delle minacce avanzate dal regime. Questo documento è stato firmato anche dai 123 ex presidenti e primi ministri e 75 vincitori del premio Nobel.
La stessa cosa è accaduto a Parigi, dove ex leader internazionali, come Yulia Tymoshenko, hanno tenuto discorsi a suo favore, qual è secondo lei il motivo di questo interesse?
Il 1° luglio, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana ha ospitato oltre 500 personalità politiche di diversi partiti dai 5 continenti, tra cui Mike Pence, ex vice Presidente degli Stati Uniti, Stephen Harper, ex Primo Ministro del Canada, Liz Truss, ex Primo Ministro della Gran Bretagna, e Mike Pompeo, ex Segretario di Stato americano e tre ex ministri degli Esteri della Francia. Dall’Italia, il senatore Giulio Trezzi, capo della Commissione europea del Senato ed ex ministro degli Esteri, era presente a capo di una delegazione apartitica di decine di persone.
La ragione di questo sostegno è che, da un lato, il regime iraniano non ha lasciato alcun spazio al dubbio che non possa essere riformato, non smetterà di reprimere, né abbandonerà il terrorismo e fomentare la guerra all’estero, né rinuncerà alla costruzione di una bomba nucleare. Dall’altra parte, il mondo vede ora che c’è un’alternativa democratica che libererà l’Iran e il mondo dalla dittatura teocrazia che governa l’Iran.
Com’è la situazione nel suo Paese, l’Iran?
La situazione in Iran è piuttosto esplosiva. In un Paese molto ricco, con la seconda più grande riserva di gas e la quarta più grande riserva di petrolio al mondo, oltre il 70% delle persone vive al di sotto della soglia di povertà. Il prezzo dei beni di consumo è aumentato del 483% negli ultimi cinque anni. La ragione di questa situazione è, da un lato, la corruzione sistematica del governo e, dall’altro, lo spreco del patrimonio popolare nell’oppressione, nei progetti nucleari e nella sua politica guerrafondaia. Il regime dei mullà in assoluto isolamento sociale, ha fatto ricorso all’intensificarsi delle esecuzioni e della repressione per mantenersi al potere. Dal dicembre 2017, in Iran ci sono state 11 rivolte a livello nazionale. Anche le autorità e la stampa del regime parlano costantemente della prospettiva di esplosioni sociali maggiori del 2022.
Cosa la preoccupa di più?
Più di ogni altra cosa, sono preoccupata per le mie figlie e i miei figli, figli dell’Iran nelle carceri medievali che vengono giustiziati e torturati. Questi crimini, che purtroppo hanno incontrato l’inerzia della comunità internazionale. Sono preoccupata per il deterioramento della situazione economica delle persone che diventano ogni giorno più povere. Un’altra questione è la politica di appeasement, che dopo l’oppressione ha contribuito maggiormente alla sopravvivenza del regime. Una parte della politica di appeasement è stata l’esercitare pressioni e restrizioni nei confronti della Resistenza Iraniana. Una politica contro la quale la maggioranza dei parlamentari italiani ha preso posizione. Questa politica distruttiva e fallimentare deve finire per sempre!
Abbiamo assistito allo straordinario ruolo delle donne nella rivolta iraniana. Qual è la causa secondo lei? Che ruolo avranno le donne nel futuro dell’Iran?
Siamo di fronte a una dittatura religiosa la cui misoginia è una delle caratteristiche più evidenti. D’altra parte, i Mojahedin del popolo e la Resistenza Iraniana sono stati una fonte di speranza per le ragazze e le donne affrontando, con convinzione e impegno concreti, la misoginia. In questo periodo, le donne sono state in prima linea nella lotta per la democrazia e l’uguaglianza, e il loro slogan è: No al hijab obbligatorio! No alla religione obbligatoria! No al governo obbligatorio! Naturalmente, decine di migliaia di donne e ragazze sono state arrestate, torturate o giustiziate. Nel programma in 10 punti della Resistenza Iraniana è inserito chiaramente “piena uguaglianza di donne e uomini nei diritti politici, sociali, culturali ed economici e alla pari partecipazione delle donne alla leadership politica, l’abolizione di ogni discriminazione, il diritto di scegliere liberamente l’abbigliamento, il matrimonio, il divorzio, istruzione e lavoro. È vietato sfruttare, a qualsiasi titolo, le donne”.
Cosa puoi dire delle Unità di resistenza all’interno dell’Iran, delle sue attività e dimensioni?
Le Unità di resistenza in tutto l’Iran svolgono un ruolo decisivo nell’organizzazione e nella guida delle rivolte. Oltre a questa rete sociale di mojahedin del popolo, le famiglie dei martiri e dei prigionieri e le reti di resistenza, sono ampiamente impegnate all’interno del regime, nell’informare la gente, raccogliere aiuti finanziari, raccogliere informazioni e altri compiti.
Il regime iraniano ha ripetutamente ammesso che i leader della rivolta provenissero dai Mojahedin del popolo. Pochi giorni fa, il pasdar Ghalibaf, portavoce del parlamento del regime, ha affermato che il fattore più importante nell’organizzazione della rivolta dello scorso anno è stata l’organizzazione dei Mojahedin del popolo. Dall’inizio della rivolta al 20 marzo 2023 (Capodanno iraniano), 3.626 sostenitori dei Mojahedin del popolo sono stati arrestati o scomparsi. Tuttavia, la rete di resistenza interna è più attiva che mai. Nell’incontro del 1° luglio sono state trasmesse 10.000 videoclip delle Unità di resistenza da tutto l’Iran relative agli ultimi giorni e settimane.
Come pensa di portare democrazia e laicità nel tuo Paese?
Contiamo su tre elementi per stabilire la democrazia e la laicità.
In primo luogo, dopo 100 anni di dittatura e dopo tre rivoluzioni, il popolo iraniano è più preparato per la democrazia e il secolarismo.
In secondo luogo, l’alternativa del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana è pronta, con una piattaforma democratica, al trasferimento pacifico del potere ai rappresentanti eletti del popolo. Secondo il piano del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, dopo il rovesciamento del regime, verrà formato un governo ad interim, il cui compito principale è quello di indire le elezioni dell’Assemblea Costituente per un periodo massimo di sei mesi. L’Assemblea Costituente è responsabile della stesura della costituzione della Repubblica e dell’amministrazione temporanea del Paese nominando un nuovo governo ad interim.
Terzo punto: l’esistenza di una resistenza organizzata e universale che ha l’organizzazione dei Mojahedin del popolo è al centro.
Che ruolo possono svolgere i governi democratici?
Non vogliamo che i governi stranieri si occupino del rovesciamento del regime iraniano. Questa è la responsabilità del popolo iraniano e della sua resistenza organizzata. Vogliamo che riconoscano il diritto del popolo iraniano e dei suoi giovani a difendersi dai pasdaran, inserendo l’IRGC nella lista dei gruppi terroristi e a non aiutino il nemico del popolo iraniano con la politica di appeasement. Le rivendicazioni alle quali il popolo e il parlamento italiano sono completamente allineati.
È ottimista sul futuro dell’Iran?
Certamente. Dopo il rovesciamento della dittatura teocratica e l’istituzione della Repubblica democratica iraniana, basata sulla separazione di religione e governo, avremo completa uguaglianza tra uomini e donne, autonomia delle nazionalità, abolizione della pena di morte e un Iran non nucleare. Il mondo avrà un iran completamente diverso. Non ho mai sperato così tanto nel rovesciamento dei mullà e nell’arrivo della democrazia in Iran quanto come oggi.
Giovanni Terzi