Una sempre più massiccia ondata di violenza sessuale è una componente di una repressione per cui è stato chiesto il deferimento del governo di Myanmar alla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Russia e Cina sono in prima linea nel sostenere il governo che si rende responsabile di questi crimini.
La denuncia sulla violenza sessuale e la richiesta di intervento della Cpi vengono da Naw Hser Hser (womenpeacesecurity.org): una attivista di lunga data nella difesa dei diritti umani, che è stata selezionata per rappresentare la società civile di Myanmar al dibattito aperto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale correlata ai conflitti nel luglio 2023. La chiamata in causa di Mosca e Pechino viene sia dallo special rapporteur sulla situazione dei diritti umani a Myanmar Tom Andrews (theguardian.com) che da una inchiesta di Le Monde assieme alla Ong Myanmar Witness (lemonde.fr). Per questo Naw Hser Hser ha anche chiesto azioni più incisive per tagliare le forniture cruciali di armi e finanze alla giunta militare (theguardian.com). Come ha spiegato, “in questo momento l’esercito ha solo tre cose per sostenersi: denaro, armi e legittimità internazionale. Queste cose provengono tutte dal supporto internazionale”.
Secondo lei, l’uso della violenza sessuale per attaccare le popolazioni civili è il “modus operandi” dei militari, citando l’uso diffuso di stupri e violenze sessuali da parte del personale militare contro i Rohingya. Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno successivamente scoperto che c’era una diffusa violenza sessuale da parte dei militari contro i Rohingya (theguardian.com).
Dal colpo di stato, la Lega delle Donne di Birmania (womenofburma.org) ha documentato più di 100 casi di violenza sessuale legata ai conflitti e violenza di genere: probabilmente solo la punta dell’iceberg, secondo Naw Hser Hser. Tra i casi documentati vi sono incidenti in cui donne sono state stuprate in gruppo da soldati e stuprate ai posti di blocco perché non in grado di pagare tangenti. La paura di ulteriori molestie avrebbe dissuaso molte vittime dal denunciare violenze sessuali, mentre le reti di attivisti che cercavano di documentare tali casi, tra cui molte donne, hanno incontrato enormi difficoltà nel raccogliere prove. “Le donne rischiano la vita raccogliendo informazioni [e per fornire] altri servizi essenziali”, ha detto Naw Hser Hser, che è fuggita da casa dopo il colpo di stato e ha trascorso cinque giorni nella giungla con la figlia di due anni, portando con sé poco più del latte in polvere con lei. Molti attivisti hanno dovuto lavorare fuori dal paese a causa del rischio di violenze militari e carcerazione. I militari hanno emesso mandati di arresto per la maggior parte del personale delle organizzazioni membri di Wlb. Chi è rimasto in Myanmar è costretto a vivere nascosto, cambiando frequentemente la propria posizione e spesso non sono in grado di accedere a Internet per comunicare in modo sicuro.
Il Myanmar è precipitato nel caos dopo il golpe del 2021, che ha portato a un’escalation del conflitto tra gruppi che si oppongono ai militari e alla giunta. L’esercito è accusato di aver regolarmente incendiato villaggi e di aver effettuato attacchi aerei in aree civili per sopprimere l’opposizione al suo governo. I militari hanno negato le atrocità dopo il colpo di stato e hanno detto che stanno combattendo i terroristi che stanno cercando di destabilizzare il paese. Un terzo della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria e ci sono segnalazioni di donne e ragazze costrette a prostituirsi perché non hanno entrate alternative.
Ma la capacità del Consiglio di Sicurezza di assumere una posizione forte sul Myanmar è stata ostacolata da Russia e Cina, che forniscono armi ai militari e hanno usato i loro poteri di veto per proteggerli dalle pressioni. Tuttavia, gli attivisti indicano la risposta internazionale alla guerra della Russia in Ucraina come prova che è possibile trovare modi per agire.
Si stima che circa 1,5 milioni di persone siano sfollate all’interno del Pasese, mentre 75.000 persone sarebbero fuggite nei paesi vicini. Più di 23.000 civili sono stati arrestati e più di 3500 sono stati uccisi. La violenza della giunta contro la popolazione è quotidiana: bombardamenti, villaggi bruciati ed esazioni. Per stare al passo con questo ritmo, l’esercito birmano ha bisogno di armamenti sofisticati, come munizioni o aerei. Non potendo produrle sul territorio nazionale, ha importato per più di un miliardo di dollari in armi dal momento del golpe, secondo l’Onu.
Maurizio Stefanini