Studentesse sarebbero state escluse dalle Università iraniane per essersi rifiutate di indossare l’hijab, dopo essere state sottoposte a udienze disciplinari fasulle, essere state sospese dalle lezioni ed essere state anche minacciate di avere il minimo dei voti. Almeno 40 secondo il Consiglio studentesco delle università iraniane; almeno 64 secondo la Ong The Human Rights Activists in Iran (hra), la cui denuncia è stata ripresa dal Guardian (theguardian.com).
Video recentemente condivisi mostrano le molestie di donne e ragazze nelle metropolitane, nelle strade e nei campus universitari da parte di comitati disciplinari e civili filo-regime (theglobalnews.it). In segno di sfida, molte studentesse universitarie di tutto il paese si sono registrate senza velo. Ma il Guardian ha appunto raccolto le testimonianze di nove studentesse che sono state sospese.
“Siamo stati bandite in massa dal campus per aver rifiutato di indossare l’hijab, e negli ultimi giorni c’è stata una violenta repressione contro di noi per aver protestato pacificamente”. I funzionari della sicurezza, dicono, “ci hanno cacciato violentemente fuori dalle aule”. Anche i professori che hanno provato a sostenere gli studenti sono stati attaccati e banditi dal campus.
Parlando a condizione di anonimato, uno studente della città nord-orientale di Mashhad ha dichiarato: “Sono stato schiaffeggiato con ripetute sospensioni temporanee per aver protestato il 40° giorno dalla morte di Mahsa Amini. Considerando che sarò nuovamente sospeso il prossimo semestre, rimarrò indietro di un anno intero. Sogno di studiare all’estero, ma purtroppo, vista la situazione attuale, il mio futuro è oscuro”. Gli studenti hanno anche affermato che le squadre di sicurezza dell’università stanno facendo violente irruzione nei dormitori e cacciando gli studenti per aver condiviso post sui social media a sostegno dei manifestanti e dei condannati a morte.
“Tre giorni dopo aver condiviso un post sulle condanne a morte, il team di sicurezza dell’università ha confiscato il mio telefono dopo aver fatto irruzione nella nostra residenza”, ha raccontato uno studente di Teheran. “Hanno anche raccolto manifesti di protesta o qualsiasi cosa relativa alla rivoluzione in corso e ci hanno avvertito di conseguenze peggiori”. “Dubito che gli agenti che hanno fatto irruzione nei nostri dormitori provengano dalla squadra di sicurezza dell’università. Non li ho mai visti prima. Il giorno dopo sono stato temporaneamente sospeso insieme a tre miei amici”. Lo studente è stato anche avvertito che i suoi voti del corso sarebbero stati zero.
Un altro studente di Teheran ha dichiarato: “l’amministrazione universitaria si sta comportando come un braccio prolungato della Repubblica islamica. Stavo preparando le mie domande per un master nell’Ue, ma temo che non riceverò né una lettera di raccomandazione, né riceverò i voti necessari per la mia domanda. Sono stato avvertito dall’amministrazione della mia università che avrò come voto zero se non mi scuso e ritiro i miei post sui social media a sostegno della rivoluzione”.
Jasmin Ramsey, vicedirettore del Center fo Human Rights in Iran (iranhumanrights.org) ha ricordato che il governo iraniano ha una storia ben documentata di persecuzione di studenti universitari accusati di aver partecipato a proteste pacifiche. “”Sviluppi recenti hanno rivelato che i comitati disciplinari universitari in Iran hanno condotto ‘udienze’ fittizie in cui studenti e professori sono trattati come colpevoli senza alcuna possibilità di provare la loro innocenza”, ha affermato.
Un’altra studentessa ha testimoniato che nelle università si stavano svolgendo processi simili a tribunali, con donne che ricevevano un verdetto sulla base delle accuse e poi venivano sospese. Ha però aggiunto: “ci sono quelli che hanno perso gli occhi; ci sono quelli che sono stati assassinati. Rispetto a quello che hanno sofferto per la libertà dell’Iran, la mia sospensione è niente”.
Maurizio Stefanini