Il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il cileno Gabriel Boric sono sicuramente in questo momento i due presidenti di sinistra di maggior immagine in America Latina: una volta tolti da un lato quelli in deriva autoritaria, come il venezuelano Maduro o il nicaraguense Daniel Ortega; dall’altro quelli chiaramente in crsi, come l’argentino Fernández o il colombiano Petro. In qualche modo, sono i campioni di due differenti generazioni: l’uno venuto dalla lotta sindacale; l’altro da quella studentesca. Ogni volta che ci vedono, però, si scontrano. Così è stato in occasione del vertice dei leader latino-americani convocato a Brasilia dallo stesso Lula il 29 maggio, quando il presidente brasiliano è liquidato come “narrazioni” le denunce di gravi violazioni dei diritti umani in Venezuela e Boric gli ha risposto “non è una costruzione narrativa, è una realtà, è seria e ho avuto modo di vedere, ho visto l’orrore dei venezuelani” (theglobalnews.it). Così è stato di nuovo al vertice Ue-Celac che si è tenuto a Bruxelles il 17 e 18 luglio (ilfoglio.it). Proprio per i dissensi emersi il comunicato finale ha espresso una generica “preoccupazione” per la guerra contro l’Ucraina, ma senza alcuna condanna esplicita della Russia.. E comunque il Nicaragua di Daniel Ortega non ha firmato neanche quello (consilium.europa.eu).
Ma Boric, invece, ha parlato. Cn un veemente intervento in cui ha definito importante per l’America Latina definire chiaramente il conflitto in Ucraina come “una guerra di aggressione imperiale, inaccettabile, in cui si viola il diritto internazionale”. “.Capisco che la dichiarazione congiunta oggi è bloccata perché alcuni non vogliono dire che è la guerra contro l’Ucraina. Oggi è l’Ucraina, ma domani potrebbe essere chiunque di noi”. “Si è violato chiaramente il diritto internazionale, non dalle due parti ma da una parte invasora che è la Russia” (twitter.com).
Stavolta Lula si è arrabbiato con il discolo che ha fatto saltare la sua narrazione secondo la quale per i latino-americani Russia e Ucraina pari sono, e semmai la colpa è dell’”abbaiare della Nato”, per dirla con le parole di un altro illustre leader latino-americano. E lo ha rimproverato, col tono dell’adulto al moccioso irrispettoso. “Sappiamo tutti cosa pensa l’Europa, sappiamo tutti cosa sta succedendo tra Ucraina e Russia. Sappiamo tutti cosa pensa l’America Latina. Non devo essere d’accordo con Boric, è la sua visione”. “Forse, la mancanza di abitudine a partecipare a questi incontri rende un giovane più bramoso e frettoloso. Ma è così che succedono le cose” (agenzianova.com).
Più che far fare a Boric la figura del poppante, in realtà, è Lula che ci ha fatto la figura dell’arrogante: se non del rimbambito, viste le gaffes che da un po’ di tempo inanella catena, fino al punto di lamentarsi perchè al Quirinale non gli hanno dato da mangiare porzioni abbondanti (ilfoglio.it). Comunque, in Cile è riuscito a far unire destra e sinistra (infobae.com). A sinistra, ad esempio, socialista e ex-ministro degli Esteri e dell’Interno, oltre che ex-segretario dell’Osa, il senatore José Miguel Insulza ha spiegato al quotidiano La Tercera che “Lula ha la testa da un’altra parte”. “Lula non vuole che l’America Latina parli dell’Ucraina. Questo non è un nostro problema, in fondo, questo è il punto. Capisco e rispetto il presidente Lula, ma è una cattiva abitudine iniziare a parlare di altri presidenti. Ansioso perché critica sul tema dell’Ucraina? Il Presidente ha fatto quello che tutti noi vorremmo che facesse. Quindi il Cile è un Paese di gente ansiosa”.A destra iIl senatore Iván Moreira, dell’Unuone Democratica Indipendente, ha detto a El Mercurio che “infastidisce una certa sinistra sessantottina che il presidente Boric, almeno su questo tema, abbia una posizione coerente e rispettosa del diritto internazionale”. Al centro l’ex ministro degli Esteri Ignacio Walker, democristiano, ha aggiunto che “non è né fretta né ansia né mancanza di abitudine per questi eventi internazionali quella del presidente Boric; è agire secondo i principi”. Ex-ministro della Difesa e dell’Interno con i presudenti socialisti Ricardo Lagos e Michelle Bachelet, Francisco Vidal ha parlato di “insulto”. “Perchè dire a un presidente del Cile che è un fesso e un novellino che non sa perché è la prima volta che viene qui, per me è stato un insulto”.
Alla fine, proprio Boric ha provato a fare il pompiere, assicurando di non essersi offeso per quanto detto dal presidente brasiliano. “Mi sento molto molto calmo. Le volte che ho avuto l’opportunità di parlare con lui, ho avuto la migliore impressione. Siamo della stessa famiglia politica e oggi possiamo avere delle sfumature al riguardo, ma la posizione del Cile è di principio sull’importanza di difendere il diritto internazionale… Con Lula ho rispetto, affetto, nessuna differenza sostanziale in questo e non ci sono dubbi che siamo entrambi per la pace”.
In realtà, su una certa linea filo-russa c’è una continuità di fondo tra Lula e Bolsonaro (ilfoglio.it), per una serie di interessi economici e geopolitico del Brasile (infobae.com): dalla posizione del Brics agli investimenti degli oligarchi russi nel settore immobiliare passando per l’import di fertilizzanti e petrolio. Ma in più Lula ha evidentemente antichi schemi da guerra fredda filo-russi, anti-Usa e a favore acriticamente di qualunque cosa si presenti di sinistra, e in più anche la pretesa di costruire una leadership regionale col cumulo tra il ruolo geopolitico del Brasile e un suo primato come “padre” storico della sinistra. Ignacio Imas, politologo e responsabile degli affari pubblici presso la società di consulenza Imaginacción, ha spiegato che “una volta che Lula si è insediato a gennaio, si pensava che avrebbe guidato questo gruppo di presidenti come il principale paese della regione, ma non ha riuscito”, Ed è “Boric è il principale ribelle”.
Maurizio Stefanini