La questione dei cambiamenti climatici e della scarsità di risorse energetiche si sta facendo sempre più seria, con una estate di temperature anomale in tutto il mondo e fenomeni di siccità e desertificazione diffusi.
Tutti i paesi si devono impegnare nella gigantesca sfida di attuare in tempi brevi politiche economiche e sociali, abitudini e consumi mirate a una efficace transizione ecosostenibile.
Una traiettoria che non sembra proprio essere quella del regime fondamentalista sciita dell’Iran. I mullah travisano completamente, cercando di sfruttare questi argomenti come scuse a loro vantaggio, i gravi effetti del “riscaldamento globale” e della “scarsità di risorse” di cui il paese sta sempre più soffrendo. Ma si tratta di una crisi sempre più grave per tutti gli iraniani. Per colpa delle dissennate decisioni di un regime profondamente corrotto, totalitario, e del tutto indifferente ai bisogni della gente.
Il regime, infatti, continua a sprofondare in un baratro dal quale non potrà più riemerge, come in molti – in tutto il mondo – auspicano e per primi gli iraniani stessi, ormai al culmine della sopportazione nei confronti di uno Stato “paria” che sta precludendo ogni futuro al proprio popolo e alle future generazioni.
L’ha perfettamente spiegato venerdì scorso un’analisi del “New York Times”. Il governo ha persino dovuto imporre l’interruzione generalizzata per due giorni di ogni attività in tutto il paese per il verificarsi di una drastica caduta delle forniture di energia elettrica.
Un evento eccezionalmente grave in un paese – secondo assoluto nella graduatoria mondiale delle riserve di gas – dove le temperature percepite non sono sembrate così “straordinarie” per il mese di luglio.
In pratica, spiega il quotidiano statunitense, la rete elettrica iraniana è sovraccarica e per estrarre più gas dal sottosuolo e ammodernare le infrastrutture, occorrono investimenti e tecnologie bloccati da anni dalle sanzioni occidentali. Le società francesi e cinesi che l’Iran aveva coinvolto nello sfruttamento del suo più grande giacimento di gas naturale si sono ritirate.
Così, mentre le infrastrutture energetiche ed elettriche iraniane continuano a deteriorarsi sempre più rapidamente la domanda interna di energia continua ad aumentare perché sostenuta – a fini politici – da elevatissimi sussidi governativi per l’acquisto di carburante e di elettricità: pari a 19 miliardi di dollari nel solo 2022.
L’industria petrolifera iraniana necessita di almeno 160 miliardi di dollari di investimenti per mantenere la produzione di gas e petrolio ai livelli attuali, secondo quanto ammesso dallo stesso ministro del petrolio iraniano. Anche per questa ragione, rileva il quotidiano newyorkese, si verifica il paradosso di uno dei già maggiori esportatori di energia al mondo, l’Iran, che deve oggi ricorrere all’importazione di gas naturale dal Turkmenistan , senza però riuscire a soddisfare la domanda interna. Ma lo stesso Turkmenistan ha cessato ogni fornitura per insolvenza iraniana.
Il disastro dell’ economia iraniana, e in particolare nell’energia, si sta rivelando ancora più devastante per un sistema repressivo e violento. Si pensi al ritorno nelle strade della cosiddetta polizia “morale” , per vendicarsi ancor più delle dilaganti proteste. E lo fa con un numero impressionante di impiccagioni, eseguite anche pubblicamente, moltiplicando incarcerazioni e torture degli oppositori politici .
Diversi Parlamenti occidentali hanno espresso preoccupazione e condanna per quanto sta avvenendo in Iran. È tempo che l’Unione Europea e tutti gli Stati membri rivedano a fondo le rispettive posizioni nei confronti di un regime iraniano irriformabile. Un regime che dimostra di star sempre di più dalla parte degli aggressori – fornendo armi di importanza strategica alla Russia di Putin- e del terrorismo internazionale, che non solo alimenta – vedasi Hamas, Hezbollah, Jihad Islamica – ma pratica direttamente, come dimostrato con il diplomatico terrorista Abdossallah Assadi.
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata