È Cuba il pivot sul quale la Cina ha costruito la sua strategia per l’America Latina: un modello che sul piano geopolitico replica quello sviluppato dall’Unione Sovietica al tempo di Kennedy, e si inserisce nel cosiddetto “network del terrore”, per riprendere una felice espressione coniata quarant’anni fa da una nota giornalista americana.
Questa rete ha operato e opera in Siria (oggi privata del suo sponsor russo a causa dell’aggressione all’Ucraina), Iran, Corea del Nord, mentre si osservano i suoi collegamenti strategici con Stati dell’Africa, dei Balcani, del Golfo Persico e dell’Estremo Oriente.
Il network del terrore ha già influenzato la politica occidentale, disinformato le opinioni pubbliche più fragili e attentato alla sicurezza euro-atlantica, cementandosi quale alleanza strutturale finalizzata a sostituire l’attuale ordine globale fondato sulla libertà.
Cuba è un asset prezioso per la Repubblica Popolare Cinese perché con almeno tre centri già occupati all’epoca dai sovietici – Lourdes vicino a L’Havana, Santiago e soprattutto Bejucal fin dal 1992 – riesce a tracciare i movimenti dell’esercito americano in tre basi (Doral, Keywest, Homestead) che sono centrali in vista delle future operazioni nel Pacifico per Taiwan (Nora Torres, “Miami Herald” 5 luglio 2023).
Alla luce di questi elementi, e del fatto che la rete internet cubana è stata realizzata quasi interamente dalla Cina, di recente i senatori americani Bob Menendez e Michael McCaul con un’iniziativa bipartisan hanno richiesto un briefing di intelligence in materia: «Non ci sorprende che il regime cubano – che storicamente ha aperto le sue porte ad avversari stranieri degli Stati Uniti d’America – e la Cina stiano lavorando insieme per minare la sicurezza nazionale. L’insediamento di strutture di intelligence e l’espansione di legami militari tanto vicini al territorio americano rappresentano uno step significativo di un’escalation».
Si tratta di un disegno globale a guida cinese in cui il regime cubano svolge un ruolo di primo piano. Come ha detto il Senatore Giulio Terzi di Sant’Agata: «Per anni l’Occidente ha pensato che mercato e sicurezza fossero separati. La Cina mai».
Ursula Von der Leyen ha affermato che «l’obiettivo chiaro del Partito comunista cinese è un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale con la Cina al centro, dove i diritti individuali sono subordinati alla sovranità nazionale. Dove la sicurezza e l’economia prendono il sopravvento sui diritti politici e civili».
Pechino desidera estendere il suo modello totalitario su scala globale, non rendere il mondo multipolare. E sbaglia chi sostiene, ad esempio, che la guerra in Ucraina rappresenti un danno per la Cina in quanto provoca un rallentamento dell’economia europea che è molto interdipendente con quella cinese.
La Cina vuole arrivare al Mediterraneo per cristallizzare la sua presenza in Africa (che significa anche affacciarsi all’Oceano Atlantico), e per questo conduce operazioni di guerra ibrida (politiche, militari, spionistiche) con lo scopo di affaticare l’Europa sul fianco orientale.
A causa dell’aggressione di Mosca a Kiev, un corridoio terrestre della BRI (Belt and Road Initiative) per il momento è sospeso, quindi Pechino sta monitorando tutte le opzioni per meglio utilizzare lo Stretto di Malacca lungo il passaggio marittimo.
Ma gli Stati Uniti d’America sono già in una fase avanzata del processo di disaccoppiamento dall’economia cinese, e molto presto nuove norme europee vieteranno acquisizioni, investimenti, operazioni finanziarie ed infrastrutturali realizzati da imprese cinesi anche solo partecipate dallo Stato comunista (pratiche «distorsive», secondo l’Unione Europea).
La Cina resterà così a metà del guado, tra problemi irrisolti entro i propri confini nazionali e incapacità di trasformare l’economia globale e creare ciò che chiama «nuova era delle relazioni internazionali».
Siamo in presenza dell’ostinazione cinese nel perseguire obiettivi impossibili, dopo aver oltrepassato quello che Edward Luttwak ha chiamato «il livello cruciale di successo» (ottenuto senza incontrare resistenza).
E ancora Luttwak: «L’effetto specifico che ne risulta è quello di ridurre la capacità del regime nel suo complesso di percepire con chiarezza la realtà internazionale […] Un altro fattore è rappresentato da un particolare fenomeno che potremmo definire come “sindrome da deficienza strategica acquisita” (ASDS) della Cina, per la quale il comune buonsenso e la faticosa consapevolezza della paradossale logica della strategia sono soppiantati da una spiccata tendenza a fare eccessivo affidamento su inganni, piccoli e grandi stratagemmi e tecniche che degenerano nell’arte di giocare in modo sleale pur rispettando le regole».
Per tali ragioni, non ci sarà nessun nuovo ordine globale a guida cinese, soprattutto perché la penetrazione economica di Pechino e le sue azioni di influenza si reggono: sulla concorrenza sleale (con la presenza dello Stato comunista praticamente in tutte le aziende cinesi in giro per il mondo), sulla minaccia alla sicurezza delle informazioni e ai suoi sottoinsiemi, su un finto primato tecnologico, sulla trappola del debito che presto o tardi emerge in tutti i suoi progetti infrastrutturali.
Tuttavia, gli strumenti e gli esiti della guerra dell’informazione cinese e russa, che hanno plasmato la narrativa degli ultimi 25 anni della società globale (fino alla pandemia), rappresentano una minaccia di lunga durata, a cui le democrazie, non solo quelle occidentali, dovranno opporsi, sempre che questa “nuova Guerra Fredda” non lasci il posto entro poco tempo ad una vera e propria sfida militare della Cina al mondo libero, supportata dal network del terrore con i suoi principali Stati “satellite”: Iran, Russia, Corea del Nord, Cuba.
Si può notare come lavora il regime cubano dentro questo network del terrore, specialmente nella liaison Russia-Cuba.
Raul Castro, compiendo 92 anni il 3 giugno scorso, in una telefonata a Dmitry Medvedev, (che lo ha riportato sul suo canale Telegram) ha detto di supportare le azioni russe nella guerra contro l’Ucraina, esprimendo certezza circa la vittoria di Putin.
Negli stessi giorni, il Direttore degli ufficiali giudiziari russi, Dmitry Aristov, ha firmato un accordo per la cooperazione a livello giuridico con il Presidente della Suprema Corte di Giustizia del Popolo di Cuba, Ruben Ferro. (Nora Gamez Torres su “Miami Herald” 5 giugno 2023).
A fine maggio, Alvarez Casas, Ministro dell’Interno cubano, ha incontrato i suoi omologhi vietnamita e cinese nonché il Segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev. Peraltro, Casas aveva già approfondito il legame con Patrushev a L’Avana lo scorso marzo. Al viaggio di maggio ha partecipato anche Gerardo Hernandez, un agente sul campo coinvolto nel caso eclatante noto come “Wasp Network”, scoppiato in Florida nel 1998.
Oggi Hernandez gestisce un’organizzazione che, almeno nominalmente, non si occupa di politica estera, il Comitato per la Difesa della Rivoluzione. Esso ha un ruolo più che altro simbolico, ma Hernandez è riuscito a migliorare il suo profilo entrando nell’esecutivo dell’Assemblea Nazionale, il Consiglio di Stato: motivo per cui Hernandez ha incontrato anche un potente senatore russo, Dmitry Kuzmin, mentre Casas era impegnato con il Generale Viktor Zolotov, Direttore della Guardia Nazionale russa e membro anch’egli del Consiglio di Sicurezza di cui Patrushev è Segretario, firmando un accordo per combattere il crimine “con maggiore efficienza”.
L’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America, John Bolton, ha dichiarato che «Gli interessi di Pechino nelle risorse di petrolio e gas del Venezuela, il suo sostegno alla dittatura del presidente venezuelano Nicolás Maduro e i suoi ingenti investimenti minerari e di altro tipo in tutta l’America Latina potrebbero contribuire a rendere Cuba il centro delle attività della Cina in tutto l’emisfero».
Parlando di Europa, vengono in mente i medici cubani arrivati sul territorio italiano, la cui presenza suscita apprensione se si osservano le attività di intelligence legate al mondo biomedicale e delle neuroscienze a Cuba, grazie a russi e cinesi.
Ricordiamo i medici russi giunti in Italia nel marzo 2020, durante i primi mesi della pandemia, sempre per un presunto ausilio agli enti ospedalieri italiani nelle zone più colpite dal virus.
Hamish De Bretton-Gordon, del Rapid Reaction CBRN Battalion della NATO, a proposito di quella spedizione militare, che aveva tutti i connotati di un’operazione di intelligence, disse: «È strano che siano stati schierati i russi. È vero che questo tipo di truppe russe ha capacità di decontaminazione, ma anche gli italiani hanno questa capacità, ed è più moderna. È molto strano e non torna – gli italiani sono in prima linea nella difesa delle armi chimiche e biologiche nella NATO e non hanno bisogno dei consigli dei russi […]. Senza dubbio tra loro ci sono ufficiali del GRU [i servizi segreti militari russi n.d.r.]».
Mentre in quegli stessi giorni di marzo 2020 passò inosservata la spedizione degli “esperti” cinesi atterrati a Roma: un team composto da medici del National Health Commission of China e della Red Cross Society of China. I medici giunti da Pechino si recarono anche all’Istituto Spallanzani di Roma. L’obiettivo dichiarato ai media fu quello di scambiare esperienze e informazioni sulla malattia provocata dal Coronavirus, come accadde in occasione degli incontri all’Università di Padova e presso altri enti e strutture sanitarie.
La studiosa Maria Werlaon, sentita personalmente, a proposito della medicina cubana afferma che «l’interesse del regime comunista cubano per il controllo mentale, la neurofisiologia e le neuroscienze risale agli inizi del 1959. Il programma di ricerca sul controllo mentale è stato avviato presto presso un Brain Institute di nuova costituzione a L’Avana, e il suo direttore, che era stato addestrato presso il Brain Institute di Mosca, ha consigliato l’allora Ministro dell’Interno e fondatore del Servizio di intelligence di Cuba, Ramiro Valdes, sui metodi scientifici per torturare gli oppositori politici nei reparti designati degli ospedali psichiatrici. Altri centri neuro-fisiologici, psicologici e psichiatrici per gli studi sul controllo mentale sono stati fondati nel tempo, coperti da legittime ricerche medico-scientifiche».
Ed è proprio alle attività coperte da legittime ricerche e cure medico-scientifiche che va prestata attenzione. Tra l’altro, secondo un’altra fonte riservata, complessivamente si sta alzando il livello della dirty war.
Con le battaglie sul campo e le economie dei singoli Stati che convergono gradualmente verso un’economia di guerra, le attenzioni sono orientate «verso le informazioni importanti per lo sforzo bellico», ha spiegato Christopher Nehring della Fondazione Konrad-Adenauer. Comprese le informazioni che riguardano la medicina (biowar), oltre a quelle riguardanti l’energia, la logistica o le armi convenzionali.
Ma, sottolinea Nehring, che è autore di diversi testi sulle attività del servizio segreto militare russo in Europa, «Allo stesso tempo il sabotaggio, la disinformazione, l’omicidio, il sequestro di persona, stanno assumendo sempre più importanza. C’è semplicemente più pressione, tutto è più delicato, c’è meno tempo e quindi diminuiscono le inibizioni all’uso della violenza».
Il network del terrore, quando a capo vi era l’Unione Sovietica, ha già guidato il Terrorismo degli anni Settanta in Europa, compreso quello di matrice palestinese (si ricordino le attività tra loro connesse dei Paesi comunisti nell’attentato a Papa Giovanni Paolo II); quindi, sarà importante non lasciare spazio di manovra a vecchie e nuove reti di regimi terroristici, da Mosca a L’Avana, in presenza anche di troppe storiche connivenze di “aree grigie” nel mondo occidentale.
Marco Rota