Per decisione del Presidente della Repubblica Guillermo Lasso, “Fito”, al secolo José Adolfo Macìas, a capo dei “Choneros”, uno dei più temibili gruppi criminali ecuadoreñi, è stato recluso nel carcere di massima sicurezza “La Roca”, nella città costiera di Guayaquil. Oltre a Fito, sono stati oggetto dello stesso provvedimento altri due capi di una diversa organizzazione malavitosa, Las Aguilas. Lasso ha giustificato la misura invocando ragioni di sicurezza e tranquillità cittadina: la situazione delle carceri in Ecuador è infatti in buona parte fuori controllo da tempo, dal momento che sarebbero diventate luoghi di traffici illeciti, nei quali si continuano a gestire le operazioni criminali nel Paese e spesso si regolano conti tra bande opposte. Inoltre, Fito è tornato ad essere oggetto di attenzione negli ultimi giorni in seguito all’assassinio di Fernando Villavicencio, il candidato alle presidenziali che da anni denunciava le trame di corruzione e complicità della politica ecuadoreña con consorterie criminali tanto nazionali quanti straniere.
Fito, secondo quanto aveva rivelato lo stesso Villavicencio pubblicamente, avrebbe fatto pervenire al candidato plurime minacce di morte. Imponente il dispiegamento di uomini per compiere la complessa operazione di cambio di carcere per Macìas, a capo di una organizzazione accusata di essere partner nel narcotraffico del Cartello messicano di Sinaloa. Sono stati necessari infatti 4000 unità, tra membri della polizia e delle forze armate, per entrare nel complesso penitenziario “La Regional” e assicurare il trasporto dei pericolosi criminali. Il dispiegamento è inoltre servito per compiere una operazione di perquisizione di tutto il complesso, definito da tempo dalle autorità come sotto il controllo della banda dei Choneros. Nel corso della perquisizione, sono stati rinvenuti un chilo di cocaina, 3400 dosi di marijuana, 147 cartucce da armi da fuoco, 195 fuochi artificiali e una enorme quantità di altri oggetti proibiti in regime carcerario, come cellulari, apparecchi di trasmissione di segnali vocali e sonori, cucine, frigoriferi.
Le autorità governative preposte al controllo delle carceri, sotto accusa da anni per l’incapacità di mantenere livelli minimi di legalità all’interno delle strutture penitenziarie (teatro dal 2021 ad oggi di un capitolo della sanguinaria guerra in atto nelle città e nelle strade del Paese tra bande criminali e narcotrafficanti), hanno diffuso video e immagini dello spostamento di Fito da La Regional a La Roca, carcere che era stata chiusa per anni proprio per gravi carenze nella sicurezza al suo interno. Nei filmati diffusi, Fito viene mostrato in indumenti intimi, talvolta coperto con teli sul capo o disteso a terra a pancia in giù, con mani e piedi legati.
Immagini simili a quelle che vengono da El Salvador, dove il pugno di ferro del presidente Bukele passa anche attraverso il marketing securitario con cui viene resa pubblico il duro trattamento riservato alle migliaia di membri delle bande delinquenziali locali, le temibili Maras Salvatruchas. Se però nel Salvador, la situazione della sicurezza urbana pare essere miracolosamente migliorata, in Ecuador si continua ad attendere la tornata elettorale in un clima surreale, tra politici assassinati per strada a colpi di pistola e guerra tra bande dedite al narcotraffico. Tutto ciò, nonostante le forti immagini che ritraggono Fito in boxer, circondato da poliziotti e militari in tenuta antisommossa.
Andrea Merlo