Javier Milei, 52 anni, liberale di stretta osservanza, anzi più correttamente, libertario: è lui il vincitore delle primarie che si sono tenute in Argentina tra i vari partiti e movimenti che aspirano al potere nel Paese australe e che si sfideranno il prossimo 22 ottobre alle presidenziali che eleggeranno chi è il successore di Alberto Fernandez. Milei, che guida il suo movimento “La Libertad Avanza” è riuscito infatti a collocarsi al primo posto al termine della giornata di pre-elezioni che si tengono in Argentina alcuni mesi prima della vera e propria contesa.
Il sistema elettorale infatti prevede che si tengano delle consultazioni all’interno di ciascun partito nella stessa data, così da consacrare chi saranno i candidati dei rispettivi movimenti e, al tempo stesso, misurare indirettamente il gradimento di ciascuno di essi. A rendere interessante il sistema delle PASO (Primarias Abiertas Simultaneas Obligatorias) è infatti anche il conteggio che se ne ricava circa il numero assoluto di elettori che concorrono all’elezione del candidato di ciascun movimento.
Secondo i dati raccolti dopo la chiusura delle urne, Javier Milei è risultato il più votato, con più di 7 milioni di voti: secondo, il partito di Macri (con più di 6,7 milioni di preferenze), e solo ultimo il peronismo kirchnerista attualmente al potere a Buenos Aires (che si è attestato sui 6,4 milioni). Trionfalistici i toni delle dichiarazioni rese in pubblico da Milei, che è già membro del Parlamento argentino dal 2021.
Dipinto da molti osservatori come esponente dell’ultradestra, Milei è un economista di formazione liberale, aderente alla scuola austriaca dell’economia di Ludwig Von Mises e Friedrich Von Hayek. Il suo consenso, in continua ascesa negli ultimi anni, è dovuto alla durezza delle sue posizioni antistataliste e antiperoniste: la sua proposta di politica economia rappresenterebbe, nel caso fosse eletto presidente, una inversione di marcia rispetto alle politiche in larga parte perseguite dalla maggior parte dei governi argentini dagli anni ’50 in poi, e fondate su una forte presenza e ingerenza dello Stato nell’economia. “E pensare che fino a due settimane fa, dicevano che non saremmo arrivati neanche terzi…”, ha ironizzato il vincitore di fronte alla folla di sostenitori.
Andrea Merlo