Gli occupanti stanno cercando di costringere gli ucraini dei territori occupati ad accettare la cittadinanza russa per ottenere i servizi pubblici di base, e in più le forze di sicurezza possono detenere senza spiegazione anche per 30 giorni chi rifiuta un passaporto russo. Lo denunciano testimonianze che sono state presentate il 15 agosto in un rapporto del Gruppo Orientale per i Diritti Umani, fondato dal minatore e sindacalista del Donbas Pavel Lisyansky.
Un decreto firmato ad aprile dal presidente russo Vladimir Putin prevede la possibilità di espellere coloro che non hanno passaporto russo il 1° luglio 2024, ma “è impossibile ricevere assistenza medica, servizi educativi, servizi bancari senza presentare il passaporto della Federazione Russa”, ha ricordato l’avvocato Vira Iastrebova, presidente della Ong. Lo confermano dichiarazioni di funzionari locali nominati da Mosca, come Aleksandr Dudka, sindaco della città di Lazurne, a Kherson. Sul suo canale Telegram, ha scritto che “i cittadini di altri paesi, in particolare l’Ucraina” non avranno accesso ai medicinali forniti dallo Stato, compresa l’insulina, o agli aiuti umanitari.
Sempre secondo Vira Iastrebova nelle prime due settimane di agosto sono state arrestate 138 persone a Lugansk e 103 a Donetsk. Una strategia, quella russa, che ricalca in gran parte le misure adottate nella penisola di Crimea dopo la sua annessione illegale nel 2014, per cui in sempre meno ambiti della vita si può fare a meno del passaporto russo”. Ci sono informazioni secondo cui le autorità obbligano i proprietari di immobili e terreni a registrare nuovamente i loro diritti di proprietà o di affitto con un passaporto russo. “La Russia rende deliberatamente la vita miserabile a tutti coloro che non richiedono la cittadinanza”. Allo stesso tempo, però, ottenere la cittadinanza comporta numerosi rischi, poiché le informazioni personali diventano disponibili ai servizi di sicurezza russi, mentre gli uomini affrontano il pericolo di una mobilitazione militare forzata. Sebbene al momento non ci siano informazioni precise sulle mobilitazioni forzate nei territori appena occupati, la pratica di costringere i residenti di sesso maschile a prestare servizio nell’esercito russo continua in Crimea e nelle parti occupate di Lugansk e Donetsk da prima del 2022.
Inoltre, coloro che sono sospettati di collaborare con le forze armate ucraine corrono il rischio di finire in una camera di tortura o di subire lunghe pene detentive. “Tutti coloro che rimangono nei territori temporaneamente occupati rischiano di essere detenuti, di essere condannati illegalmente e di finire in qualche scantinato sulla base di una falsa denuncia”, ha sottolineato Vira Iastrebova.
Maurizio Stefanini