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Hong Kong: la repressione cinese dal campo politico a quello linguistico

Maurizio Stefanini Pubblicato 8 Settembre 2023
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Dal campo politico la repressione a Hong Kong si estende ormai a quello linguistico. Nella ex-colonia britannica le lingue ufficiali sono l’inglese, parlato dal 53,2% della popolazione, e il cinese mandarino, parlato dal 48,6%. In realtà però la lingua locale è una variante del cinese cantonese, che è parlato dal 95% della popolazione, e che rispetto al mandarino è inintelligibile.

Quello che è normalmente definito “cinese” è infatti non una lingua unitaria, ma un gruppo di lingue e dialetti imparentati tra di loro, tipo le lingue neo-latine. Tra la decina che i linguisti considerano le più importante, la dominante è appunto il cosiddetto cinese mandarino (guān huà) o cinese settentrionale (Běifānghuà), che in realtà è a sua volta un gruppo di dialetti a volte inintelligibili tra di loro, ma tra cui c’è un cinese mandarono standard che fu definito nel 1932, e che è lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, a Taiwan, a Singapore e dell’Onu. In tutto, fa 1,3 miliardi di parlanti. Ma ci sono anche il Wu, incluso il dialetto di Shanghai, che fa nel mondo 77 milioni di parlanti; lo Yue, incluso il dialetto di Canton, con 71 milioni; il Min, incluso il dialetto di Taiwan, con 60 milioni; lo Jin, tra Shanxi e Mongolia Interna, con 45 milioni; lo Xiang dell’Hunan, con 36 milioni; l’Hakka del Sud, con 34 milioni; il Gan dello Jiangxi, con 31 milioni; lo Hui dello Huizhou, con 3,2 milioni; il Ping, tra Guangxi e Hunan con 2 milioni (wikipedia.org).

A Hong Kong per promuovere e tutelare il Cantonese era stata creata la Slhk, Societas Linguistica Hongkongensis (internazionale.it), su iniziativa di Andrew Lok Han Chan (linkedin.com). Ma appunto il fondatore ha denunciato come gli agenti di una divisione di polizia istituita per far rispettare la legge sulla sicurezza nazionale del 2020, hanno visitato una casa dove vivono alcuni membri della sua famiglia. la settimana scorsa quando era fuori città. Motivo: un testo presentato al concorso letterario del gruppo tre anni fa. Gli agenti, che non avevano un mandato di perquisizione, gli hanno chiesto di rimuovere immediatamente il saggio dal sito web del suo gruppo, ha detto. Citando i rischi legali e la mancanza di risorse, Chan ha detto di aver sciolto immediatamente l’organizzazione “per garantire la sicurezza della mia famiglia e dei suoi ex membri” (rfa.org). Chan peraltro in questo momento non si trova a Hong Kong, né si sente di farvi ritorno nel clima attuale (theguardian.com).

“Dato che ora sono sospettato ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale e il tasso di condanna è del 100%. L’azione della polizia di sicurezza nazionale che entrava in casa mia senza un mandato mi aveva davvero spaventato. Mi ha fatto sentire che potevano fare tutto ciò che volevano”, ha confessato.

La Slhk era stata costituita nel 2013 con lo scopo di promuovere e proteggere la lingua cantonese e l’uso dei caratteri tradizionali cinesi. Entrambi sono utilizzati principalmente a Hong Kong, differenziando la regione dalla terraferma dove prevalgono il mandarino e i caratteri semplificati. C’è stata una spinta affinché il mandarino fosse più ampiamente insegnato e utilizzato a Hong Kong in un contesto di crescente influenza da parte del governo della Cina continentale. Dal 2020 l’Slhk organizzava un concorso di in saggi cantonese, attraverso un programma di finanziamento del consiglio distrettuale locale. Il saggio in questione era uno dei 18 pezzi selezionati, intitolato Our Time, di uno scrittore di nome Siu Gaa. È una distopia dove si immagina Hong Kong nel 2050, 25 anni dopo la repressione delle minoranze linguistiche, religiose e culturali. Descrive le persone costrette a unirsi a una “Chiesa patriottica” con i loro insegnamenti religiosi condotti in mandarino. Si conclude citando una famosa frase del defunto scrittore ceco Milan Kundera: “La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio”.

Chan ha detto che quando la polizia è arrivata a casa della sua famiglia martedì scorso, ha chiesto loro di dirgli di rimuovere immediatamente il saggio dal sito web. Chan ha detto di aver contattato la polizia dopo aver ricevuto il messaggio e gli è stato detto che anche la sua precedente residenza era stata perquisita e gli è stato detto nuovamente di rimuovere il saggio. “Considerando le circostanze e la sicurezza della mia famiglia, ho preso provvedimenti immediati per rimuovere l’articolo lo stesso giorno”, ha detto in un post su Facebook. Ha detto che avvierà anche le procedure di scioglimento in conformità con la consulenza legale. “A causa delle circostanze attuali e della mancanza di risorse finanziarie e di personale da parte della Slhk, nonché dei rischi legali associati, ho deciso di sospendere tutte le attività dell’associazione”, ha spiegato.

Dopo che Pechino ha imposto una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong nel 2020, a seguito di massicce proteste a favore della democrazia, decine di associazione sono state sciolte, e oltre 260 persone sono state arrestate. La chiusura del gruppo di Chan ha dimostrato che la repressione nei confronti dei dissidenti si è estesa alle attività culturali. Chan ha affermato di ritenere che sia un diritto fondamentale per gli hongkonghesi promuovere la propria lingua e cultura e che il gruppo potrebbe contribuire a promuovere l’armonia sociale. Ma l’azione delle autorità ha dimostrato che la sua convinzione era sbagliata “almeno ai loro occhi”. “È un peccato che non abbiamo potuto continuare perché abbiamo contribuito molto agli affari cantonesi”.

Maurizio Stefanini

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Maurizio Stefanini 8 Settembre 2023
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da Maurizio Stefanini
Giornalista e autore di numerosi saggi, si occupa di politica estera e in particolare di America Latina
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