Che le condizioni di vita per alcune figure politiche in Ecuador fossero tragicamente peggiorate negli ultimi anni non era noto forse a molti osservatori della politica internazionale fino al terribile episodio dell’assassinio di Fernando Villavicencio: lo scorso agosto infatti, il candidato alle elezioni presidenziali campione dell’anticorruzione e tra i nemici giurati dei narcos (e politicamente, su tutti, dell’ex presidente Rafael Correa), era stato ucciso dopo un comizio in pubblico a colpi di pistola. La sua scomparsa non solo ha scosso il Paese, in preda da anni ad una spirale di violenza anche politica che non sembra arrestarsi, ma ha anche gettato la luce su che cosa significa “fare politica” in certe zone del globo.
Emblematiche, in tal senso, sono proprio alcune immagini che sono giunte da Quito durante le operazioni di voto per il primo turno delle elezioni presidenziali (il secondo turno si terrà a metà ottobre). Immagini che ritraggono Christian Zurita, nientemeno che il successore di Villavicencio a candidato presidente del Paese sudamericano, mentre entra nel seggio, vota, e deposita la scheda nell’urna. Immagini emblematiche, e ancor più eloquenti: Zurita indossa non solo un vistoso giubbotto antiproiettile (come in realtà altre figure politiche che hanno partecipato al primo turno), ma anche un elmetto, cosa assai insolita ma tutt’altro che sproporzionata rispetto alle minacce ricevute, le stesse minacce che si sono rivelate tragicamente reali nel caso del suo collega assassinato. E come se non bastasse, il giornalista ora sceso in politica è circondato da decine di uomini della scorta tra poliziotti e militari con passamontagna e mitragliatori automatici che lo accompagnano dentro e fuori dal seggio.
Scene da Paese in guerra, una guerra che non solo contrappone diverse organizzazioni criminali per la primazia nel fenomenale business del narcotraffico (di cui l’Ecuador è Paese di transito ed esportazione verso i mercati finali nordamericani ed europei), ma che vede anche la sovrapposizione tra circoli politici e mafie, soprattutto non nazionali.
Andrea Merlo