Dopo un mese, è stato sospeso lo sciopero della fame che varie centinaia di detenuti del Bahrein avevano iniziato per protestare contro le condizioni di carcerazione. L’annuncio è stato dato il 12 settembre, poco prima che il principe ereditario iniziasse una visita negli Stati Uniti (apnews.com). Come informa il Bahrain Institute for Rights and Democracy (birdbh), organizzazione in difesa dei diritti umani con sede a Londra, la sosta fino al 30 settembre è anche per i problemi di salute sofferti da alcuni detenuti, ma soprattutto per verificare se avranno luogo i cambiamenti promessi dal governo del Bahrein al Jaw Rehabilitation and Reform Center. Tra di essi la limitazione dell’isolamento, l’espansione dei diritti dei visitatori, l’estensione delle ore di luce diurna dei detenuti e il miglioramento dell’assistenza sanitaria in prigione. Se le modifiche non verranno attuate, lo sciopero riprenderà.
Il 13 a Washington il principe ereditario Salman bin Hamad Al Khalifa si è visto con il segretario di Stato Antony Blinken, per firmare un accordo economico e di sicurezza.
Il governo del Bahrein ha riconosciuto la fine dello sciopero della fame in una dichiarazione all’Associated Press, anche se ha sostenuto che lo sciopero era completamente terminato dopo aver trascorso settimane cercando di minimizzare la protesta e il numero di prigionieri che vi prendevano parte. La sospensione è arrivata dopo che “sono stati riorganizzati gli orari di visita, sono stati aumentati gli orari di accesso all’aria aperta ed è stato aumentato anche il numero dei contatti che potevano essere contattati”.
Lo sciopero della fame, durato un mese, è stato una delle manifestazioni di dissenso più lunghe del decennio da quando il Bahrein, aiutato dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, represse violentemente le proteste della Primavera Araba del 2011 (apnews.com). Il Jaw Rehabilitation and Reform Center è una struttura che ospita molti dei prigionieri identificati dagli attivisti per i diritti umani come dissidenti che si oppongono al governo della famiglia Al Khalifa. I governanti sunniti del paese affrontano da tempo le denunce di discriminazione da parte della maggioranza sciita dell’isola.
Una dichiarazione pubblicata dal gruppo di opposizione fuorilegge Al-Wefaq afferma che i prigionieri hanno iniziato lo sciopero della fame per quello che viene descritto come un blocco dei funzionari carcerari che impedisce ai detenuti di pregare e un blocco quotidiano di 23 ore. La dichiarazione sostiene inoltre che i funzionari della prigione avrebbero messo i detenuti in isolamento arbitrariamente, avrebbero interferito con le visite dei familiari e avrebbero fornito assistenza sanitaria inadeguata ai detenuti. “Le nostre richieste non sono sciocchezze, ma assolutamente necessarie e richieste per la vita umana, anche ai livelli più bassi conosciuti nella storia umana”, si legge nella dichiarazione dei prigionieri”.
Maurizio Stefanini