È di straordinario valore il richiamo con cui il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la conferenza stampa di ieri con il Presidente tedesco Frank Steinmeier, ha incoraggiato i leader europei a identificare soluzioni al passo con la realtà in tema di immigrazione.
La dichiarazione del Capo dello Stato che etichetta come “preistoria” le regole del Trattato di Dublino, aggiungendo che “è come se in Europa comunicassimo con le carrozze e i cavalli”, è un chiaro invito alla profonda modifica di tali norme.
Dato che proseguire con gli accordi sul diritto di asilo firmati oltre venti anni fa significa, sempre nelle parole del Presidente Mattarella, fare un salto “in un’altra era storica, zoologica o mineralogica”, occorrono soluzioni “nuove, da studiare approfonditamente, con serietà” in senso strutturale.
L’avvio di un’incisiva riforma intesa a contrastare efficacemente il traffico dei migranti e a garantire la sicurezza delle frontiere dell’Unione potrebbe far leva sulle radicalmente mutate condizioni che fanno ritenere inapplicabile, e quindi decaduto, il regolamento di Dublino e che possano rivalutare alcune attività di contrasto già esistenti in alcune misure da altre norme internazionali in vigore. Penso per esempio alla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati e alla Convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale.
Nel primo caso, quello della Convenzione di Vienna, meritano di essere evidenziati l’articolo 61 sulle circostanze in cui decade l’obbligo di dare esecuzione ad un trattato, e l’articolo 62 che recita: “un fondamentale mutamento di circostanze che si sia prodotto in relazione a quelle che esistevano al momento della conclusione di un trattato e che non era stato previsto dalle parti, non può essere invocato come motivo per porre termine al trattato o per ritirarsi da esso, a meno che:
a) l’esistenza di tali circostanze non abbia costituito una base essenziale per il consenso delle parti ad essere vincolate dal trattato; e che
b) tale cambiamento non abbia l’effetto di trasformare radicalmente il peso
degli obblighi che restano da eseguire in base al trattato.”
Per quanto riguarda la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, nota anche come “Convenzione di Palermo”, fortemente voluta da Giovanni Falcone, sottoscritta da 190 Stati membri ONU, Nel contrasto alla criminalità organizzata, essa mira ad armonizzare gli ordinamenti interni di tutti i Paesi. L’obiettivo è trattare in modo coeso ed efficace i reati previsti dalle legislazioni interne, tra i quali la lotta al traffico di esseri umani, anche con attività di polizia come le ispezioni in mare.
Su questi aspetti si sono espressi in diversi dibattiti e interviste anche alcuni membri del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella”.
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata