Andres Manuel Lopez Obrador nuovamente sotto pesante critica per l’ennesimo atto a dir poco ambiguo nei confronti della Federazione Russa.
Ad attirare le censure di oppositori e della società civile dentro e fuori dal Messico è la presenza, alla sfilata militare per la celebrazione della Festa dell’Indipendenza, di un gruppo di militari russi, per la precisione, del reggimento “Preobrazhenski” (sciolto con la Rivoluzione d’Ottobre essendo composto da nobili russi fedeli allo zarismo, ma ricostituito pochi anni fa per volere di Vladimir Putin). Alla sfilata, come di consuetudine, il Presidente messicano può invitare delegazioni militari straniere, e “non è la prima volta che una delegazione russa viene invitata per la Festa dell’Indipendenza”, come ha correttamente ricordato Lopez Obrador. Peccato però che, tra le precedenti volte in cui militari russi hanno sfilato a Città del Messico e questo episodio ci sia stata l’invasione in Ucraina, con conseguente raffreddamento dei rapporti con Mosca da parte della comunità internazionale.
Eppure, il reggimento russo è stato il benvenuto; e come se non bastasse, assieme ad altre delegazioni molto controverse che non sono passate diplomaticamente inosservate, come quella cubana, nicaraguense, venezuelana, cinese. Tutte definite, dalla Segreteria per la Difesa Nazionale messicana, “delegazioni amiche”, assieme a quella brasiliana, sudcoreana, cilena. Durissima è stata la reazione dell’ambasciatrice ucraina a Città del Messico, che ha bollato la celebrazione come “macchiata dalla partecipazione di soldati russi, i cui stivali e le cui mani di criminali di guerra sono sporchi di sangue. È questa, Presidente Lopez Obrador, la coerenza con la sua politica di neutralità e di condanna all’invasione?”
Il Messico di AMLO non è nuovo a espressioni ambigue e a tratti conniventi con certa narrativa russa sulla brutale invasione in Ucraina, secondo molti osservatori, e non è la prima volta che desta preoccupazione in ambienti atlantici. Nonostante una generica condanna dell’invasione, il governo messicano ha sempre ribadito il principio di neutralità e non ingerenza negli affari interni di altri Paesi, con ciò motivando il diniego opposto a molteplici richieste, anche da parte americana e tedesca, di contribuire alla difesa dell’Ucraina con invio di armi. “Non possiamo alimentare lo spirito da guerra fredda”, ripete in ogni occasione il ministro degli esteri Marcelo Ebrard. Ma nel frattempo, di fronte al reggimento russo in alta uniforme, Lopez Obrador sorrideva e, felice, ne applaudiva il passaggio.
Andrea Merlo